Esistenze in bilico nelle fabbriche e in cima ai cantieri d'Italia. I lavoratori stranieri,  lancia l'allarme l'Inail, nel nostro Paese sono ad alto rischio infortuni. Lo confermano gli  ultimi dati sugli incidenti sul lavoro, che hanno colpito in particolare i nati all'estero e  soprattutto giovani. Aumentati in tre anni del 15 per cento, arrivando a toccare quota 143mila  nel 2008.
 L'Inail evidenzia come i casi mortali, tra i 3 milioni di assicurati, siano stati nell'anno di  riferimento 189. Secondo le rilevazioni dell'Istituto, il 16,4% degli infortuni registrati a  livello nazionale ha interessato un cittadino immigrato, con un'incidenza media che oscilla tra  il 12,3% delle donne e il 18,1% degli uomini. 
 Quanto alla mappa del rischio, oltre il 57% delle denunce degli stranieri si concentra in sole 3  regioni, quelle a più alta densità di stranieri: vale a dire nell'ordine Lombardia, Emilia  Romagna e Veneto. Livelli nettamente inferiori, attorno al 43%, si registrano invece nelle  stesse aree per  i lavoratori nel loro complesso. Le tre regioni del nord hanno anche il triste  primato dei decessi di stranieri, con il 49,2% dei casi contro il 36% di tutti gli infortuni  mortali. 
 Il divario tra nord e sud è poi estremamente evidente se si considera la percentuale di  infortuni capitati a immigrati (attenzione, si parla di quelli denunciati alle autorità)  rispetto al totale. L'incidenza oscilla infatti tra i 4-5 punti percentuali del Mezzogiorno e i  29-30 del nord. Al primo posto troviamo il Friuli Venezia Giulia, dove un infortunio su 4  riguarda un lavoratore straniero. La punta massima riguarda la provincia di Pordenone, dove  all'incirca uno ogni 3 infortuni coinvolge un immigrato. Seguono Treviso e Piacenza, con il  27,5%.
Morti bianche e infortuni: gli immigrati sempre più a rischio
I dati dell'Inail: oltre il 16 per cento degli incidenti riguardano cittadini stranieri. In sole tre Regioni (Lombardia, Emilia Romagna e Veneto) la metà dei decessi di tutto il Paese. Le comunità «nel mirino»: marocchini, albanesi e rumeni
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