Creare nella capitale e nel Lazio un «laboratorio della sicurezza» destinato a diventare un modello da seguire per lItalia. Avviare una collaborazione sistematica e costante tra enti paritetici e pubbliche amministrazioni, coordinando gli sforzi per combattere il fenomeno delle morti bianche e consentire lemersione delle sacche di lavoro nero. Sono queste le sfide lanciate ieri mattina nel corso del convegno «Sicurezza: un impegno di tutti», organizzato nel Tempio di Adriano dallAcer, lAssociazione costruttori edili di Roma e provincia.
Essenziale in questo processo è anzitutto una mirata attività di formazione tra i lavoratori con una particolare attenzione rivolta agli stranieri, che rappresentano un terzo dei 45.300 iscritti alla Cassa edile capitolina.
«Lautorità pubblica - ha ricordato Giancarlo Cremonesi, vicepresidente dellAcer - non ha i mezzi numericamente necessari per effettuare controlli a tappeto. Molto più efficace è invece insistere sulla coscienza di tutti gli operatori». Un compito questo che possono assumere soprattutto i Ctp, i comitati territoriali paritetici gestiti dai sindacati e dalle imprese. Sono loro infatti a svolgere le azioni di consulenza anti-infortunistica e a occuparsi dellassistenza nellorganizzazione del cantiere. Solo nellultimo anno, nella provincia di Roma, hanno formato 1700 fra operai e tecnici, tramite 70 edizioni di corsi per un totale di 54mila ore di lezioni, sia teoriche che pratiche. Il personale dei comitati ha inoltre effettuato circa 700 sopralluoghi presso opere in costruzione e quasi 7mila visite mediche, nel quadro della sorveglianza sanitaria.
«Nel sistema paritetico - ha spiegato Cremonesi - vengono investiti ogni anno oltre 10 milioni di euro. Si tratta di uno sforzo importante compiuto dalle parti sociali, di cui lamministrazione ha riconosciuto in più occasioni lefficienza visti i buoni risultati». Risultati ancora migliorabili con interventi di diversa natura. Nel Lazio, nel 2007, è stato registrato il 6% dei casi di infortuni mortali in Italia.
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