Morti di Capua, Alfano "Subito la verità" I familiari: "Giustizia"

Dolore e polemiche per la tragica morte di tre operai nel silos della Dms. La procura di Santa Maria Capua Vetere verso una decina di indagati: "L'accesso era da evitare". Rabbia e dolore dei familiari. La figlia di una vittima: "Trattati come schiavi"

Morti di Capua, Alfano 
"Subito la verità" 
I familiari: "Giustizia"

Roma - "La gravità dei fatti di ieri impone l'accertamento immediato della verita". Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, interviene sulla tragica vicenda dei tre operai morti nel silos dello stabilimento Dms di Capua, esprimendo solidarietà alle famiglie per l'ennesima strage sul lavoro. "In questo ambito - continua il Guardasigilli - il governo è intervenuto, già nel 2008, con una norma che garantisce la trattazione prioritaria dei processi in materia, una vera e propria corsia preferenziale, poiché è appunto prioritaria la necessità di accertare in modo rapido ed efficace le responsabilità personali in questi gravi casi. Confido altresì che anche i pubblici ministeri, che a riguardo hanno piena autonomia, garantiscano un'analoga corsia preferenziale alle indagini, in linea con gli intendimenti del legislatore". "L'auspicio è quello - conclude il ministro Alfano - di fare della prevenzione una priorità in ogni azienda, di fare maturare nel Paese una cultura che guardi al lavoratore come a una risorsa, ma anche e soprattutto come una persona da tutelare".

La Procura di Santa Maria Capua a Vetere indaga sulla morte dei tre operai. Ma intanto si ricostruisce quanto avvenuto e, soprattutto, quanto forse poteva essere evitato. Secondo le risultanze della Procura al momento viene confermato che le vittime stavano effettuando un'operazione di smontaggio e che, si sostiene in Procura, "improvvidamente all'interno della cisterna c'era un grosso quantitativo di azoto oltre che di elio". Questo significa, secondo il ragionamento della Procura, che l'ingresso sarebbe dovuto essere vietato ai tre operai. Ma non è andata così: attaccati agli indumenti delle vittime sono stati, infatti, ritrovati i permessi di autorizzazione ad entrare nella cisterna dove la bonifica non è stata, quindi, mai effettuata.

Domani, all'interno dello stabilimento Dsm di Capua, dove ieri mattina sono morti tre operai, sarà effettuato un esperimento per cercare di ricostruire la dinamica dell'incidente. Nello specifico all'interno della cisterna dove sono morti soffocati Antonio Di Matteo, Vincenzo Musso e Giuseppe Cecere, si caleranno carabinieri e vigili del fuoco che con telecamere riprenderanno l'interno del silos. Intanto domani dovrebbe essere anche decisa la data, di pensa a mercoledì, in cui sarà effettuata l'autopsia delle tre vittime. Secondo quanto si apprende dalla Procura di Santa Maria Capua a Vetere che sta seguendo le indagini - inchiesta affidata al pm Donato Ceglie - nel collegio peritale ci saranno anche tre docenti; in più ci si avvarrà anche di esperti nazionali del settore. 

Secondo quanto si apprende dalla Procura, la morte dei tre operai,farà scattare l'iscrizione nel registro degli indagati di almeno una decina di persone. Si tratta di responsabili e rappresentanti delle quattro ditte coinvolte nell'incidente: la Dsm, la ditta Errichiello di Afragola per la quale lavoravano gli operai, la ditta Rivoira che si occupa della gestione dei gas liberi e di una quarta ditta che avrebbe dovuto effettuare la bonifica della cisterna, quest'ultima indicata da alcuni testimoni ai carabinieri. 

Urla la figlia di Giuseppe Cecere, uno dei tre operai di una ditta esterna morti ieri alla Dsm di Capua (Caserta). Lo fa all'interno dell'azienda, a pochi minuti dall'inizio di un'assemblea convocata proprio in seguito alla morte dei tre operai. "Li comandavate come schiavi", dice la figlia del 52enne di Capua. "E' da ieri che siamo qui e nessuno si è degnato di dire ci dispiace", aggiunge. Davanti all'azienda di Dsm di Capua (Caserta) oggi la rabbia dei parenti dei tre operai morti ieri mattina si sente tutta. Urlano e, soprattutto, accusano. "Devono parlare i testimoni - dice la cognata di Giuseppe Cecere uno dei tre operai morti. Cecere è proprio di Capua e la sua abitazione si trova esattamente di fronte allo stabilimento dove è morto. La cognata aggiunge, tra le urla disperate: i testimoni devono far giustizia, ci devono dire come sono andate le cose". E poi un dettaglio che rende ancora più tragico quanto avvenuto: "Giuseppe, li dentro, aveva tanta paura di morire".

"Non c'é sicurezza, dicono che c'é ma non è vero. Dicono che queste cose non dovrebbero succedere, e invece i morti ci sono". Giuseppina Della Valle è la moglie di uno dei tre operai morti. Con Giuseppe Cecere era sposata da 28 anni; una vita, la loro, trascorsa tra lavoro, sacrifici, al secondo piano di una palazzina che si trova proprio di fronte allo stabilimento. Giuseppina è distrutta. A casa sua alterna momenti di silenzio a urla strazianti e dice: "assassini". Accanto a lei i suoi tre figli. Tra tutti parla Carmela, la prima, 27 anni: "Oggi sono entrata alla Dsm e mi sono messa in ginocchio, così gli ho chiesto di fare giustizia". Giuseppe ieri mattina, come sempre, era andato a lavoro in bici, alle 6.30. Ma ieri, racconta Giuseppina "a lavoro non ci voleva proprio andare". "Doveva rinnovare la patente, l'assicurazione - racconta la moglie - ma poi il geometra l'ha chiamato il lavoro era urgente, molto urgente e che ci sarebbero volute solo due ore". Del resto, dice la famiglia, Giuseppe era un uomo che di fronte al lavoro non si tirava indietro mai: per la ditta di Afragola lavora da 30 anni, "mille euro al mese e quattro giorni di ferie, anzi tre perché poi l'hanno chiamato per un lavoro, anche quella volta urgente". La Dsm ha promesso alla famiglia di Cecere, come quella delle altre vittime, un sostegno economico "così hanno detto", dice la figlia Carmela. "Siamo una famiglia distrutta - dice Giuseppina - si faccia giustizia, si mandino in galera gli assassini".

Parla di una "brutta giornata di lutto" il sindaco di Capua Carmine Antropoli. Il primo cittadino del comune del Casertano ha preso parte all'assemblea che si è svolta alla Dsm di Capua dove ieri sono morti tre operai. "I dirigenti dell'azienda sono mortificati - ha riferito all'uscita dall'assemblea - e ritengono che quanto successo possa essere ricollegabile a un errore umano. Visto che - ha aggiunto il sindaco - a loro avviso il modo di procedere era prassi consolidata. La magistratura - ha concluso - e anche la stessa azienda, faranno al più presto chiarezza". Antropoli, primo cittadino di Capua dal 2006 si fa anche portavoce delle preoccupazioni dei lavoratori di un'azienda che a questa terra, in 52 anni, ha offerto centinaia di posti di lavoro. "E' una multinazionale seria che sulla sicurezza ci scommette - ha detto il sindaco - l'azienda continuerà a restare aperta, alcuni reparti sono stati sequestrati ai fini delle indagini, ma non abbandonerà questo territorio. Del resto la Dsm per noi è un orgoglio". 

La Dsm di Capua ha tutte le intenzioni di fare piena luce sulla morte di Antonio Di Matteo, Vincenzo Musso e Giuseppe Cecere, operai di una ditta di manutenzione esterna che ieri sono soffocati in una cisterna. A ribadirlo, più volte, è Luca Rosetto, responsabile sicurezza della Dsm. Rosetto parla di un "tragico evento" ma dice anche "é un dato che tutti gli incidenti possono essere evitati".

"La nostra attenzione sarà concentrata proprio su questo - aggiunge - ci chiederemo tutti insieme cosa avremmo potuto fare per evitare una simile tragedia". A tal fine, spiega il responsabile della sicurezza, è stato istituito un comitato interno per ricostruire quanto successo. 

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