Cronache

Morti nella stiva della nave, arrestati sei scafisti Frattini: inchiesta sul mancato intervento Nato

La procura di Agrigento ha disposto il fermo dei sei scafisti del barcone arrivato a Lampedusa lunedì con 25 cadaveri oltre ai 271 passeggeri. Intanto il ministro degli Esteri Frattini chiede un'inchiesta formale per appurare se sia vero che una nave della Nato vicina al barcone non è intervenuta per prestare soccorso

Morti nella stiva della nave, arrestati sei scafisti 
Frattini: inchiesta sul mancato intervento Nato

Agrigento - La procura di Agrigento ha disposto il fermo dei sei presunti scafisti del barcone giunto a Lampedusa lunedì scorso con 25 cadaveri oltre ai 271 extracomunitari imbarcati. L’accusa per i sei è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte conseguente ad altro reato, mentre per due di loro è scattata anche l’accusa di omicidio.

L'autopsia: morte per asfissia Secondo gli esiti dell’esame autoptico effettuato sui corpi degli immigrati, i profughi sarebbero morti per asfissia dopo essere rimasti chiusi nella piccola stiva della carretta del mare entrata in avaria ad un miglio da Lampedusa. Almeno due di loro, però, presentavano segni di percosse che testimonierebbero il maltrattamento subito dagli scafisti. Secondo quanto hanno riferito gli extracomunitari giunti sull’isola, durante quella drammatica traversata, un profugo che era riuscito ad uscire dalla stiva, era stato gettato in mare. I sei presunti scafisti sono stati trasferiti questa mattina con un aliscafo da Lampedusa a Porto Empedocle.

Nello sbarco anche bimba di due mesi C’era anche una bimba di due mesi tra i 374 migranti soccorsi dalla guardia costiera, ieri, in acque libiche e portati a Lampedusa. Debra, nigeriana, è arrivata con la mamma e il papà. La piccola è l’unica degli extracomunitari giunti sull’isola in perfette condizioni di salute: la madre l’ha allattata durante tutto il viaggio, durato 7 giorni, e la bambina, a differenza delle altre persone che erano a bordo del barcone, non presentava alcun segno di disidratazione. Un miracolo quello di Debra che è l’unica nota positiva dell’ennesima tragedia dell’immigrazione: i racconti degli uomini e delle donne soccorsi parlano, infatti, di decine di migranti morti di stenti e sete, durante la navigazione, e gettati in acqua. Tra le vittime anche quattro bambini. Cinquanta persone, appena sbarcate dalle motovedette della Guardia costiera, sono state portate nel poliambulatorio di Lampedusa e curate: erano in ipotermia e disidratate. In cinque, invece, erano stati trasferiti nella struttura medica in elicottero perchè in gravi condizioni: si tratta di 4 donne e un uomo. Due delle donne, intubate e in pericolo di vita, sono state portate in ospedale a Palermo. Finora la guardia costiera ha recuperato un solo cadavere tra quelli che sarebbero stati gettati in acqua.

Il tragico racconto dei superstiti I migranti hanno raccontato di essere partiti dalla Libia la notte tra venerdì e sabato scorso. Il motore dell’imbarcazione si sarebbe rotto dopo poche ore dalla partenza. Un rimorchiatore cipriota, due giorni fa, avrebbe avvistato il natante, lanciato delle zattere di salvataggio agli occupanti e avvertito le autorità italiane che pensavano che l’imbarcazione avrebbe soccorso gli extracomunitari alla deriva sulla carretta del mare. Invece i ciprioti si sono allontanati. A 27 miglia dal barcone c’era una nave della Nato a cui le autorità italiane hanno chiesto di intervenire, ma l’alleanza ha risposto negativamente. Su questa circostanza, ieri, il Viminale ha chiesto spiegazioni sollecitando un intervento dei ministri della Difesa e degli Esteri sulla Nato.

Frattini chiede un'inchiesta della Nato In relazione alle polemiche circa il presunto mancato soccorso a battelli con clandestini a bordo in fuga dalla Libia, il ministro degli Esteri Franco Frattini ha dato istruzioni al rappresentante permanente italiano presso la Nato di chiedere un'inchiesta formale per l'accertamento della dinamica di quanto accaduto.

Lo comunica la Farnesina riferendosi alle polemiche sul barcone soccorso dalla guardia costiera a 90 miglia da Lampedusa con più di 300 profughi allo stremo delle forze.

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