da Berlino
È morto a Berlino ieri Benno Besson, considerato come l'allievo meno accademico e più fantasioso di Bertolt Brecht. Il regista era un artista acclamato in tutta Europa, oltre ad essere quello che più di altri si emancipò dei dogmi comunisti, già durante «la guerra fredda». Benno era anche un intellettuale cosmopolita, oltre che perfettamente bilingue, franco-tedesco. Nato in Svizzera nel 1922 (a Verdone), lì cominciò a fare teatro a vent'anni, in compagnia di Jean Marie Serreau.
Ma nel 1948 a Zurigo conosce Brecht, che se lo porta a Berlino, lo promuove suo collaboratore e poi regista di primo piano al Berliner Ensemble. Morto il drammaturgo, Besson è il perdente nella lotta fra i successori del maestro di Augusta. Resta tuttavia a Berlino Est, dove dal 1969 diventa direttore della Volksbhne, uno dei teatri più importanti di lingua tedesca. Sono gli anni in cui l'Europa è ancora divisa in due, ma lui, pur vivendo di là dal muro, si afferma via via anche in Occidente, fino a quando, nel 1977, lascia la Germania. Da regista indipendente lavora in Francia, Belgio, Finlandia, Austria ed anche in Italia, dove mette in scena Edipo tiranno per l'Ater e L'anima buona di Sezuan per il Teatro di Roma. Assume quindi (1982) la direzione del Theatre de Geneve, ma è al Theatre National de Chaillot a Parigi che allestisce Mille franchi di ricompensa di Victor Hugo, uno spettacolo di successo che ripenserà in italiano pochi mesi dopo, in occasione dell'inaugurazione del Teatro della Corte , la grande nuovissima sede del Teatro Stabile di Genova (1991).
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