Morto per crack Arriva anche a Milano la droga dei ghetti

Cocaina e non cannabis. Sarebbe questa la sostanza che avrebbe ucciso lo studente di Cusano, morto a scuola dopo aver fumato uno spinello. Non ha mai avuto dubbi in proposito Riccardo Gatti, direttore del dipartimento delle dipendenze dell’Asl, che ora, però, appare molto prudente sulle cause del decesso. «Non è detto che sia morto per la cocaina né che l’abbia assunta sotto forma di crack». Che difatti non è una sostanza a parte, ma indica semplicemente l’inalazione della droga sotto forma di cristalli. Un sistema ancora poco diffuso in città.
Gatti chiarisce innanzitutto cosa sia il crack: «Con un processo molto semplice si ricavano i cristalli dalla cocaina, poi fumati in una piccola pipa. La sostanza passa dai polmoni al sangue e la “botta” è immediata e fortissima, nemmeno paragonabile alla tradizionale sniffata. In compenso dura pochi minuti, poi il soggetto torna normale. Appare solo molto provato». Ma la polvere di cocaina si può anche fumare con il tabacco, oppure «basata»: viene bruciata o sulla stagnola, aspirandone i fumi, oppure sul tappo forato di una bottiglia piena d’acqua e inalata con una cannuccia.
L’assunzione può provocare aritmie cardiache o crisi ipertensive che possono poi determinare infarti ed emorragie cerebrali. «E, a differenza di altre sostanze, non sviluppa assuefazione. Anzi - ammonisce il medico - queste continue “botte” debilitano l’organismo e l’espongono maggiormente a collassi o ictus».
Anche se il medico è cauto nell’affermare sia stata la cocaina a uccidere l’adolescente. «Le tracce nei polmoni indicano che lo studente l’aveva recentemente assunta, ma potrebbe anche essere morto per cause naturali. Poco aggiunge la precisazione del medico legale di aver trovato un cuore leggermente ingrossato. Normale in uno sportivo e il ragazzo mi risulta giocasse a calcio. Anche se - conclude Riccardo Gatti - oggettivamente il crack rimane l’ipotesi più attendibile».
Proprio per queste caratteristiche, il crack viene associato a un consumatore «povero» oppure a un «tossico» all’ultimo stadio. Basta un quartino di cocaina «crackata», anche se mal tagliata, per sballare. Tradotto in cifre, una ventina di euro: alla portata di tutti. Caratteristiche che negli Stati Uniti ne hanno fatto la sostanza «preferita» dagli strati più bassi della popolazione, in particolare della comunità afroamericana. Mentre da noi non è ancora così diffusa.

Finora in città è stato registrato un solo decesso: un paio di anni fa venne rinvenuto in una panetteria il corpo di un fornaio con a fianco la bottiglia d’acqua e la cannuccia. Mentre l’anno scorso un pregiudicato venne arrestato dopo una sparatoria sui Navigli: a casa sua vennero trovate tracce evidenti del «processo» per far precipitare in cristalli la polvere di cocaina.

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