Morto Harding, portò lo Zen in Occidente

Lo scrittore e filosofo inglese Douglas Edison Harding, pioniere della diffusione della dottrina Zen in Occidente, è morto nella sua casa di Nacton, nel Suffolk, all’età di 98 anni. Harding, sotto l’influsso del buddhismo, che rilesse in una chiave «cristiana», elaborò in oltre mezzo secolo «un modo per risvegliarsi alla vera realtà», basato su alcune tecniche di meditazione orientale.
Studioso brillante ed eccentrico, Harding si affermò ad Oxford durante gli anni Quaranta, quando cominciò ad esplorare le dottrine religiose e filosofiche orientali, scrivendo saggi su testi sacri allora poco noti al grande pubblico come le Upanishad e i Vedanta. Dopo vent’anni di lavoro pubblicò nel 1952 il libro La gerarchia del Cielo e della Terra: un nuovo diagramma dell’uomo nell’Universo, che lo scrittore inglese C.S. Lewis, autore delle Cronache di Narnia, salutò con un’entusiastica prefazione. A differenza delle vie che uniscono la spiritualità orientale alla psicoterapia occidentale, Harding teorizzò nel libro La via senza testa. Lo zen e la riscoperta dell’ovvio un’originale modalità per controllare i processi mentali e per arrivare all’essenza della mente stessa. Nel Piccolo libro della vita e della morte l’autore esamina il problema più scottante che ci pone la vita: che cosa ci attende al suo termine.


Per scoprire se siamo mortali, Harding ci chiede di verificare innanzitutto che cosa siamo e ci invita a fare i «Nove esperimenti per l’Immortalità» che costituiscono la spina dorsale del libro. «Scopriremo così di essere ben diversi da come sembriamo da lontano, da come ci hanno insegnato a credere, già liberi e immortali, già in Paradiso proprio su questa terra», sostiene l’autore.

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