Morto Marcinkus, il banchiere di Dio e di Calvi

da Roma

È morto la notte scorsa a causa di una crisi cardiaca «il banchiere di Dio». Paul Casimir Marcinkus, l’arcivescovo già presidente dello Ior coinvolto nel crac del Banco Ambrosiano, il prelato vaticano che i giudici italiani volevano arrestare con l’accusa di bancarotta fraudolenta, se n’è andato in solitudine. È morto a ottantaquattro anni appena compiuti, nel letto della sua residenza, a Sun City, sobborgo di Phoenix, in Arizona, dove si era ritirato a fare il viceparroco, dopo la bufera che l’aveva travolto. Viveva lì lontano da ogni clamore, senza concedere interviste, frequentando ancora quei campi da golf che erano la sua passione anche a Roma, città dove tornava con una certa frequenza, quasi in incognito, per incontrare gli amici. Da tempo aveva problemi di cuore.
Per un ventennio è stato a capo dello Ior, la banca del Papa, ed è stato accusato di aver gestito spericolate operazioni finanziarie insieme a Roberto Calvi. Quando scoppia lo scandalo dell’Ambrosiano, la Santa Sede viene coinvolta a causa delle famose lettere di patronage, con le quali l’arcivescovo, a nome della banca vaticana, si fa garante di alcune società di Calvi. Marcinkus nel febbraio 1987 scamperà all’arresto chiudendosi in Vaticano e la Santa Sede risarcirà i creditori dell’Ambrosiano a suon di milioni di dollari. Cinque mesi dopo una sentenza della Cassazione non convaliderà il mandato di cattura sulla base dell’articolo 11 dei Patti lateranensi. Amato da operai e impiegati, che trovavano in lui una persona sempre pronta ad aiutarli, temuto per il suo potere da molti prelati, all’arcivescovo americano saranno attribuite le accuse più strampalate. Come una relazione sentimentale, in realtà mai esistita, con un’ex miss Francia. O come il suo coinvolgimento nel presunto complotto per l’assassinio di Giovanni Paolo I, il «Papa del sorriso» scomparso dopo appena 33 giorni di pontificato, secondo la tesi sostenuta nel 1984 dal best seller In God’s name, scritto dal giornalista inglese David Yallop. O come le rivelazioni del pentito di mafia Vincenzo Calcara, secondo il quale Marcinkus, volto notissimo della Curia romana, sarebbe andato di persona a Fiumicino, accompagnato da un non meglio precisato cardinale, a ritirare dai boss mafiosi due grosse valigie piene di banconote per poi portarle nelle casseforti dello Ior. «Se ne va un protagonista negativo di un bel pezzo di storia del Vaticano» ha commentato l’ex giudice Ferdinando Imposimato.


«Sono stato accusato di aver assassinato il Papa e di essere coinvolto nello scandalo del Banco Ambrosiano, entrambe le cose sono completamente infondate», aveva dichiarato Marcinkus a un giornalista. «Dico a me stesso che questo potrebbe essere il modo con il quale Dio si assicura che ho messo il dito nella porta del Paradiso. Perché se io l’ho fatto - aveva concluso - egli non può più sbatterla».

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