Morto Pepín Bello, il poeta che ispirò Dalí e Buñuel

È morto la notte scorsa, a 103 anni, nella sua casa di Madrid il poeta e scrittore José «Pepín» Bello Lasierra. Era l’ultimo superstite del gruppo di intellettuali conosciuti con il nome collettivo di «generazione del 27». Un gruppo che ha costituito l’asse portante della cultura spagnola del ventesimo secolo e di cui fecero parte, tra gli altri: il poeta Federico García Lorca, il regista Luis Buñuel, l’eclettico Salvador Dalí e Rafael Alberti. Bello è considerato l’elemento catalizzatore di questo sodalizio spontaneo di giovani intellettuali, che si formò a partire proprio dal 1927, in quella che all’epoca era il cuore pulsante della cultura madrilena: la Residencia de Estudiantes. Residencia in cui l’artista entrò giovanissimo nella sezione infantile, correva l’anno 1915, e in cui rimase per tutta la sua formazione sino ad essere ammesso nel 1921, alla sezione universitaria. Qui si dimostrò, esattamente come gli intellettuali in erba che frequentava, artista pronto alla provocazione. Tra le sue molte altre produzioni ideò anche i Putrefactos, opere al confine tra l’arte e la letteratura.

Un misto di disegni e testi che ironizzavano con fortissima satira su personaggi anacronistici della borghesia, della nomenclatura e del clero spagnolo. Sempre ai primordi della sua attività collaborò con Buñuel influenzando gli inizi della sua attività cinematografica, scrivendo con lui i testi per le sceneggiature.

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