Il festival dei miracoli. Il primo al mondo ad aver riscoperto Rossini autore di opere «serie». Lunico che le recuperi e, contemporaneamente, le rimetta in scena. Il solo che abbia ricreato dal nulla una generazione di cantanti «rossiniani», di cui si credeva perduto per sempre lo stampo. È il Rossini Opera Festival: da ieri per la trentaduesima volta di scena a Pesaro. Un capolavoro tutto italiano che, nonostante il passare dei decenni, le inarrestabili difficoltà economiche, e il dilagante deprezzamento culturale, continua a rendere Pesaro famosa nel mondo (stranieri il 60 per cento dei melomani che lo prendono dassalto ogni anno: tedeschi e giapponesi soprattutto) grazie ad uno specialissimo mix dimpegno culturale e glamour artistico, che gli ha meritato lappellativo di «Salisburgo dItalia».
Particolarmente brillante ledizione 2011. Apertura ieri con Adelaide di Borgogna: una delle poche partiture rossiniane ancora in attesa di riscoperta, che diretta da Dmitri Jurowski e interpretata da Daniela Barcellona, si avvale della titolata regia di PierAlli. Altro grande regista per Mosè in Egitto (di scena stasera per la direzione di Roberto Abbado) è Graham Vick, che dopo il colossale Moise et Pharaon del 97, tornerà ad occuparsi dello stesso episodio biblico, qui in una versione più attenta alla semplicità dei sentimenti che alla magniloquenza spettacolare. Nel cast di prima grandezza spiccano Sonia Ganassi, Riccardo Zanellato, Alex Esposito. Ma il momento forse più atteso del festival sarà il ritorno de La scala di seta: spettacolo memorabile, con cui tre anni fa Damiano Michieletto, nato proprio a Pesaro, si confermò nuovo astro della regia lirica internazionale.
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