Il brusco deteriorarsi dei rapporti russo-americani, a causa della Georgia, è una svolta nelle relazioni internazionali. Conferma limportanza geopolitica del Caucaso, tradizionale posta in gioco della rivalità fra potenze (il Grande Gioco). Mostra anche che, contrariamente a certe previsioni, il presidente russo Medvedev segue la linea del predecessore, Vladimir Putin.
Sul piano interno, per far rinascere una «Russia forte, moderna e internazionalmente rispettata», Putin e Medvedev continueranno, beninteso, a restaurare lautorità dello Stato, a lottare contro la corruzione, oligarchi e mafiosi.
Ma è ancora in politica estera che sono da attendersi le maggiori iniziative. Se John McCain diverrà presidente degli Stati Uniti in novembre la crisi fra Mosca e Washington probabilmente saggraverà ancora. Sciolta lUnione Sovietica, gli americani avevano prima avuto un periodo fausto col Cremlino. Allora a Washington si sognava il «nuovo secolo americano». Dalla fine del 1991, consiglieri americani arrivavano a Mosca nel quadro di un«assistenza tecnica» finanziata dallUs Aid. Col duplice scopo dimpedire allex Urss di ricostituirsi in grande potenza regionale e dintegrare la Russia nel gioco americano, per avere totale libertà dazione nel resto del mondo. In tale contesto il governo americano favorì silenziosamente lo scoppio della guerra in Cecenia nel dicembre 1994.
Linversione di tendenza è venuta dopo la crisi finanziaria mondiale del 1997-98, che minò lOrganizzazione mondiale del commercio, e dopo lintervento militare in Irak, quando il governo americano non riuscì a far legittimare la sua politica dalla comunità internazionale. Dal 1999, mentre la coppia Londra-Washington diventava perno duna politica vieppiù militarizzata («hard power»), il clima con Mosca si rannuvolava. Mentre leconomia russa si ristabiliva grazie a misure efficaci, gli Stati Uniti opponevano a Putin pratiche da Guerra Fredda, come il progetto dinstallare sistemi anti-missile americani in Polonia e nella Repubblica Ceca, progetto al quale i due Paesi hanno aderito. Da allora la potenza americana è stata nettamente percepita come minaccia dalla Russia e dai suoi alleati strategici.
Una svolta decisiva è stata di conseguenza listituzione, nel giugno 2001, dellOrganizzazione di cooperazione di Shanghai (Ocs) fra Cina, Russia, Kazakhstan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan con Iran, India, Pakistan e Mongolia come osservatori. Nota anche come Gruppo di Shanghai, lOcs sè rafforzata negli ultimi anni. Oltre alle attività economiche e commerciali, essa ha evidentemente lo scopo prioritario di permettere a Cina e Russia di controllare meglio il loro territorio e resistere allavanzata Usa in Europa orientale e in Asia centrale.
Nel quadro del Gruppo sono stati firmati enormi accordi energetici fra Pechino e Mosca, mentre si allestiva una cooperazione militare cino-russa senza precedenti. È chiaro: con lOcs un nuovo polo di sicurezza mondiale è attivo. È potente e si rafforzerà presto, specie se India e Iran ne diverranno membri a pieno titolo.
Gli americani seguono di malumore le attività dellOcs. Il Gruppo di Shanghai infatti appare idoneo per realizzare lalleanza cino-russa della quale Zbigniew Brzezinski diffidava già nel suo libro La grande scacchiera (Longanesi, 1997). Scriveva: «Se lo spazio del centro forma unalleanza col principale attore orientale, il dominio americano sullEurasia rischia un drammatico declino».
Il noto discorso pronunciato da Putin alla conferenza sulla sicurezza dell11 febbraio 2006 a Monaco era programmatico in merito. Due i punti essenziali: rifiuto di un mondo «unipolare»; condanna della tendenza sempre più netta degli Stati Uniti a intervenire fuori dai confini indipendentemente dalle regole del diritto internazionale. Di fonte allaffermazione planetaria dellegemonia americana, e da buon allievo di Carl Schmitt (per il quale il mondo politico è necessariamente un «pluriversum»), Putin criticava, chiamandolo «mondo unipolare», ciò che gli americani chiamano «Nuovo ordine mondiale». Vi opponeva i contorni dun mondo risolutamente multipolare, dicendo: «Non solo il modello unipolare è inammissibile nel mondo contemporaneo, ma è anche assolutamente impossibile». Insomma, affermava con forza che, su scala mondiale, non ci sono norme e interessi che possano fondare lunipolarità: rifiutava cioè la tesi della spoliticizzazione dei rapporti internazionali, che vorrebbe ridurli a «diritti delluomo» e «leggi» delleconomia.
In seguito Putin ha detto e ridetto che è possibile il solo diritto comune che rispetti la sovranità dellaltro, cioè un diritto di coordinazione, non di subordinazione. Di qui limportanza data dalla Russia a ciò che il capo dello staff presidenziale, Vyacheslas Surkov, significativamente ha chiamato «democrazia sovrana», che unisce sovranità politica e sovranità economica. Del resto la Russia è stata il primo Paese a decidere il pagamento anticipato dei debiti per sottrarsi alla tutela del Fondo monetario internazionale.
Il 14 settembre 2007, nella conferenza stampa nella sua residenza di Soci, sul Mar Nero, Putin ha avuto parole rivelatrici: «Oggi non ci sono più molti Paesi al mondo ancora sovrani. Si contano sulle dita duna mano».
(Traduzione di )
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.