A Mosca Sarkozy trova l'accordo E gli Usa minacciano: fuori dal G8

Il piano in sei punti dell'Unione Europea: gelo per il linguaggio crudo del presidente russo, che definisce "bastardo" il suo omologo georgiano

A Mosca Sarkozy trova l'accordo 
E gli Usa minacciano: fuori dal G8

Parigi - «Non è ancora la pace, ma c’è almeno la certezza provvisoria della fine delle ostilità, il che è certamente un progresso sensibile. C’è ancora molto lavoro da fare, ma la notte è lunga», dice a Mosca il presidente francese Nicolas Sarkozy durante la conferenza stampa congiunta col suo omologo russo Dmitry Medvedev. Una conferenza stampa breve e un po’ surreale, che viene scandita sia dalle frasi ottimistiche del leader francese, sia dagli insulti rivolti da Medvedev all’indirizzo di un assente: il presidente georgiano Saakashvili. Secondo Medvedev, quest’ultimo è «un bastardo» e «un pazzo assetato di sangue». Sarkozy ascolta imbarazzato queste frasi e non batte ciglio. Un linguaggio tanto crudo fa pensare che i georgiani abbiano colpito nel vivo le ambizioni del Cremlino quando hanno rafforzato i loro legami con gli Stati Uniti, la Nato e l’Ue. Proprio questo contesto rende difficile la missione di Sarkozy, che ieri ha visitato prima Mosca e poi Tbilisi nella sua veste di presidente di turno e di mediatore dell’Unione Europea.

La visita di Sarkozy a Mosca è stata preceduta di pochi minuti da un comunicato russo apparentemente conciliante: l’annuncio della «fine delle operazioni militari russe in Georgia». Su questa base il presidente francese credeva di trovarsi di fronte a un percorso in discesa. Così si è lasciato sfuggire una frase ambigua e forse poco opportuna nel corso di un breve scambio di battute con i giornalisti, subito prima del colloquio con Medvedev. Quasi volesse ringraziare il leader russo per la sua scelta di interrompere le ostilità, Sarkozy ha definito «normale» il fatto che la Russia «difenda gli interessi delle popolazioni russofone anche al di fuori delle proprie frontiere». Parole che hanno senza dubbio preoccupato i presidenti dei cinque Paesi ex comunisti (Polonia, Ucraina e i tre Baltici), che in quel momento si accingevano a partire per Tbilisi per esprimere solidarietà a Saakashvili, avendo anch’essi entro le proprie frontiere popolazioni russofone più o meno numerose.

Il colloquio tra Sarkozy e Medvedev ha avuto momenti di tensione e ha dimostrato i limiti della presunta concessione fatta dal Cremlino col precedente comunicato sulla sospensione delle ostilità. Medvedev non voleva accettare l’uso, che stava invece a cuore a Sarkozy, dell’espressione «integrità territoriale» per parlare della Georgia. Secondo il Cremlino le due aree separatiste filo-russe di questo Stato (Ossezia del Sud e Abkhazia) hanno tutto il diritto di mettere in discussione quell’integrità territoriale, così come il Kosovo ha fatto con la Serbia. Alla fine è stato trovato un difficile compromesso con la redazione di un breve documento (definito da Sarkozy «piano di pace in sei punti») in cui si usa l’espressione «sovranità georgiana» al posto di «integrità territoriale della Georgia».

Oggi i ministri degli Esteri dell’Ue cercheranno di mettere a fuoco una posizione comune.

Poi Sarkozy potrebbe convocare un vertice straordinario dei Ventisette. Ma in America tutto questo non piace: una fonte anonima dell’Amministrazione Bush ha detto che così Mosca rischia di giocarsi il suo posto nel G8, nell’Ocse e nel Wto.

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