Lotta di «poltrone»? Le beghe interne non bastano a spiegare quello che succede in via Padova. In gioco ci sono «le mani sulla moschea». La Casa della Cultura islamica è in preda a una spaccatura interna. Da un lato il vecchio imam e alcuni «dissidenti», fra cui Abdullah Kabakebbji, che si presenta come nuovo direttore «a seguito di regolare assemblea» e «nel rispetto dello statuto»; dallaltro lato il direttore storico, Mahmoud Asfa, che parla di unelezione irregolare, insieme al presidente Enzo Adamo Venturini. A questo a sua volta si contrappone un altro presidente, il siriano Mohammed Bahà El Din Ghrewati. Un nome da appuntare.
Non si tratta solo di incarichi, però. La divisione è esplosa in questi giorni con il caso della moschea di Cascina Gobba, la palazzina ex Aem acquistata per essere destinata a moschea, ma il cui progetto è fermo da anni in Comune. Limmobile è intestato ad Al Waqf, ente di gestione dei beni islamici, a cui fa capo la gran parte del patrimonio immobiliare dellUcoii, lunione delle comunità islamiche italiane. Qualcuno già si è riunito lì a pregare. Per Asfa invece fino allok del Comune è sbagliato usarlo.
Ma lo scontro verte anche sulla linea del più importante centro islamico cittadino. Lallarme lanciato da Asfa è impressionante: «In questi anni ci siamo aperti alla città - ha detto - e questo ad alcuni non è piaciuto, qualcuno vuol farci tornare indietro». Parole che colpiscono, come quelle che Asfa ha pronunciato pubblicamente pochi giorni fa: «Noi siamo un centro islamico italiano, e non vogliamo condizionamenti o controlli diversi da quelli delle istituzioni italiane. Qualcuno cerca di mettere le mani sulle moschee. Noi abbiamo buoni rapporti con i consolati ma non accettiamo controlli di Paesi arabi che sono dittature». Ora Asfa è ancora più chiaro: «La Casa non appartiene allUcoii che vuole mettere un piede a Milano, né a nessun altro, la Casa appartiene ai fedeli».
Ispirata a un islam politicizzato, lUcoii è considerata da molti il punto di riferimento locale dei Fratelli musulmani, il partito che si rifà alla jihad e rifiuta la secolarizzazione della nazione islamica (e che lestate scorsa propose di boicottare Milano per il caso viale Jenner). «Argomento da convegno» per Kabakebbji: «Non cè un link diretto con i Fratelli musulmani - dice - ma non si possono porre barriere al pensiero. Sono state molte in questi anni, nel Mediterraneo, le reazioni al laicismo, basti pensare a Comunione e Liberazione».
LUcoii dunque vuole riprendersi il centro? Kabakebbji smentisce: «Come si può parlare di ritorno dellUcoii per un centro che è già sede dellUcoii a Milano?».
Dagli schieramenti interni al mondo islamico si comprende quale sia la reale portata della spaccatura. Kabakebbji è stato presentato da molti come il volto nuovo dellislam italiano. Ma non è solo lex presidente dei Giovani musulmani italiani, direttamente collegati allUcoii. Quello dei Kabakebbji è un nome di peso. Il padre di Abdallah, Maher, è segretario di Al Waqf e vicepresidente dellUcoii. Intanto sul sito Islam-online è comparso un comunicato della Casa della cultura islamica in cui Ghwrewati si compiace per la nomina di Kabakebbji.
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