Cronaca locale

La moschea non è a norma. E fioccano le multe

Viale Jenner. Polizia locale e Asl hanno controllato la mensa del centro islamico e le sue condizioni igieniche: 10 verbali. Shaari: «L’ispezione ci è già costata 10mila euro, basta con l’accanimento». De Corato: «No a zone franche»

I marciapiedi di viale Jenner sono liberi, anche di venerdì. Ma per i residenti continuano i disagi, sette giorni su sette. Già, il centro islamico è sempre al civico 50. Presenza non solo ingombrante ma pure pericolosa, dicono i vicini. E non hanno affatto torto. Lo provano le multe comminate dall’Asl e dai vigili che, ormai settimanalmente, compiono verifiche a sorpresa nella struttura dove, al primo piano, c’è ancora la sala preghiera e al piano terreno è in un funzione una mensa.
«Ci hanno elevato multe anche sulla mancanza del cartello di “divieto di fumare”» contesta Abdel Hamid Shaari, responsabile del centro islamico. «Le cifre delle multe per noi sono molto pesanti e questo è il settimo controllo nell’arco di due mesi». Ieri, continua il leader dei musulmani milanesi, «hanno elevato 10mila euro di multe e preannunciato che un’altra parte ci sarà recapitata per posta». Come dire: «Inutile spiegare, ad esempio, che siamo musulmani e che, quindi, non fumiamo. Non ascoltano ragioni. Ci tartassano». Ma la mensa che ogni sera è in funzione senza alcuna autorizzazione comunale alla somministrazione di cibi e di bevande? «Potremmo decidere di non fare più da mangiare, anche se si tratta di un servizio che diamo ai più poveri». Insomma, continua Shaari, «se vogliono che chiudiamo, lo dicano» ma «basta con l’accanimento».
Vittimismo che, chiosa Riccardo De Corato, «non ha senso»: «Dovrebbero spiegarci come mai in quei locali non vengano rispettate le regole, come mai ci si continua a comportare come se quell’area fosse zona franca». I controlli di Asl e vigili, prosegue il vicesindaco di Milano, «non sono eccezionali, la polizia municipale li fa ogni giorno e, naturalmente, si elevano sanzioni quando si rilevano violazioni». Equazione, quest’ultima, che in viale Jenner, ieri, è stata applicata «undici volte per varie violazioni: dal regolamento rifiuti a quello locale d’igiene, fino alla conservazione e distribuzione degli alimenti riscontrati dall’Asl veterinaria».
Dunque, nessun «accanimento» e lo spiega pure Davide Boni, capodelegazione della Lega in giunta regionale: «Ostinandosi a parlare strumentalmente di “accanimento“, si finge di non comprendere la gravità della situazione e, soprattutto, si continua a fomentare l’idea che vi sia una sorta di persecuzione nei confronti dei frequentatori del centro islamico di viale Jenner». E da assessore al Territorio e all’urbanistica, Boni, rileva che «appare poi evidente la volontà di non adeguarsi alla nostre normative e ai regolamenti urbanistici, rendendo inevitabile la totale chiusura del centro». Una speranza per il comitato dei residenti di viale Jenner: «Dopo vent’anni di continui rimandi, è venuto il momento che il Comune di Milano prenda una decisione definitiva e condivisa».

Quale? Mettere i sigilli all’illegalità nel nome della legalità.

Commenti