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Moschee, sì del Vaticano. Ma la Lega non molla

Monsignor Ravasi apre: "Sono sorgente di dialogo. Ma lo Stato controlli". Il Carroccio insiste sulla moratoria. Ma intanto in Italia sorge un nuovo centro islamico ogni 4 giorni

Moschee, sì del Vaticano. Ma la Lega non molla

La nuova moschea di Padova, 395 metri quadri in un edificio pubblico, dovrebbe essere pronta tra un anno. Costo del restauro: 800mila euro. Affitto chiesto dal Comune all’associazione islamica «Rahma», che gestirà il luogo di culto: zero per primi vent’anni, poi 1.700 euro al mese. A partire dal 2029. Chissà se il canone fissato con tanto anticipo prevede un adeguamento all’inflazione. Il progetto è il risultato di una dura battaglia politica del sindaco Pd Flavio Zanonato. La prima delibera era stata approvata nel 2007, e in poche settimane la Lega aveva raccolto oltre 5mila richieste di indire un referendum abrogativo. Quindi la giunta ha votato una nuova mozione pro moschea, e tutte quelle firme sono finite al macero.
Tra polemiche, proteste e paura, un dato è certo: le moschee in Italia sono sempre di più. Crescono a un ritmo di una ogni quattro giorni, rivela l’ultima indagine del Cesis, il Centro nazionale dei servizi di sicurezza. Erano 351 nel 2000, 735 a inizio 2007, oggi sono oltre ottocento. Spesso in luoghi pubblici, altre volte nascoste in garage e fabbriche abbandonate. Ma non esiste alcuna mappa ufficiale. L’allarme l’aveva lanciato due anni fa Giuliano Amato, allora ministro dell’Interno: «Ci sono sospetti su come e da dove arrivano i soldi con i quali si costruiscono le moschee. Servono più controlli». Ieri, dopo la proposta del ministro Maroni di una «moratoria» delle moschee, è intervenuto anche il Vaticano. «Il luogo di culto è sempre sorgente di comunione e di dialogo – ha detto monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del pontificio consiglio della Cultura della Santa Sede –. Ma se diventa qualcosa di diverso, la società civile ha il dovere di intervenire e verificare». In questo caso, ha rilanciato Maroni, «lo Stato deve accendere i riflettori. E io ho proposto di estendere a queste attività la legge Mancino, che consente di intervenire e sciogliere le associazioni che fanno propaganda razzista».

Per il momento, in mancanza di una normativa nazionale che regolamenti l’insediamento di nuovi luoghi di culto, gli enti locali procedono in ordine sparso. Tra proteste ad effetto e appelli accorati al multiculturalismo, il sospetto di strumentalizzazione è sempre diffuso. Il «maiale-day» indetto da Roberto Calderoli per scongiurare la costruzione della nuova moschea di Bologna ha fatto il giro del mondo. Provocazione inutile. Infatti è stato Sergio Cofferati a bloccare il progetto: aveva posto al Centro di cultura islamica locale due condizioni: pubblicare la lista dei finanziatori della costruzione, e tagliare i ponti con l’Ucoii, il gruppo islamico italiano più vicino alla rete internazionale estremista dei Fratelli musulmani. Al sindaco sono arrivati in risposta due no. E il progetto della mega-moschea all’ombra delle Due Torri – 2.800 metri quadri al coperto, su un terreno di due ettari – è stato messo da parte, in attesa che arrivi la prossima giunta.

Il primo referendum sulla costruzione di una moschea è stato chiesto quattro anni fa a Colle val d’Elsa, in provincia di Siena. Poco più di 20mila abitanti, 200 musulmani residenti. Il progetto approvato dal Comune prevede un «centro culturale» islamico di 3.200 metri quadrati, comprensivo di una moschea con cupola e minareto stilizzati in cristallo. Preventivo dei lavori: oltre mezzo milione di euro. Intervistata dal New Yorker, Oriana Fallaci intervenne con parole durissime: «Non voglio vedere un minareto di 24 metri nel paesaggio di Giotto quando io non posso neppure indossare una croce o portare una Bibbia nel loro Paese». E ancora: «Se sarò ancora viva andrò dai miei amici anarchici, a Carrara, e con loro prenderò gli esplosivi e la farò saltare in aria». Il referendum è stato evitato per un cavillo e a novembre 2006 sono iniziati i lavori. Se la moschea non è ancora pronta è solo perché per il momento sono finiti i fondi, compresi 300mila euro stanziati dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena.

Genova il sindaco Marta Vincenzi e l’imam Salah Husein vogliono che la nuova moschea sorga sulla Darsena, nel pieno centro cittadino. Anche qui, però, i cittadini hanno raccolto le firme per bloccare il progetto. A Trento invece è intervenuto il Tar, bloccando i lavori di un centro di culto autorizzato senza modificare prima il piano regolatore.

I politici locali sono ottimisti: il cantiere potrebbe presto riaprire.

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