La mossa a sorpresa del Tesoro: sconto al popolo delle Partite Iva

Gli autonomi pagheranno lo stesso contributo di solidarietà dei dipendenti anziché l’addizionale Irpef a 55mila euro. Tremonti: "Credo di aver fatto tutto in coscienza, per il bene del Paese". Poi però accusa: "Non saremmo arrivati a questo se ci fossero in Europa gli eurobond"

La mossa a sorpresa del Tesoro: 
sconto al popolo delle Partite Iva

Roma - Se anche il suo cuore sanguina per i sacrifici, Giulio Tremonti non lo dice, ma si capisce che la manovra d’agosto, a suo giudizio, è quello che serviva all’Italia: «Credo di aver fatto tutto in coscienza, per il bene del Paese». Il ministro dell’Economia, insieme al responsabile del Welfare Maurizio Sacconi e a quello della Semplificazione Roberto Calderoli, ieri hanno illustrato i dettagli della manovra e hanno respinto al mittente tutte le critiche arrivate al decreto approvato venerdì sera. Sbagliato sostenere che gli ultimi sviluppi della crisi fossero prevedibili. La situazione è precipitata. Lo dimostra l’andamento degli spread europei, principale indice della fiducia dei mercati, e lo dimostrano soprattutto fatti di cronaca impensabili fino a poche settimane fa, come il declassamento del rating sul debito Usa.
Non è nemmeno giusto sostenere che l’Italia sia messa peggio di altri. La crisi non riguarda solo il nostro Paese ma investe «una quota enorme di Pil europeo e può riguardare altri paesi» del Vecchio continente, ha spiegato ancora Tremonti, con un chiaro riferimento alla Francia. Il ministro ha anche accennato una risposta alle accuse di non essere stato sufficientemente incisivo su altri fronti, con un richiamo al realismo. «Tu fai una proposta liberale, ne sei convinto, magari ci scrivi un libro e poi devi misurarti con forze che la criticano, a volte in modo fondato, e poi devi trovare una sintesi». Nessun rimorso, quindi. Se qualcuno deve rimproverarsi qualcosa è chi non ha voluto le obbligazioni europee: «Non saremmo arrivati a oggi se ci fossero in Europa gli Eurobond, serve un maggiore grado di integrazione delle finanze pubbliche».
A rintuzzare chi ha giudicato insufficienti le misure sulle pensioni ci ha pensato il ministro Sacconi. Con l’aumento graduale dell’età delle donne il governo Berlusconi completa un ciclo di riforme che ha messo in sicurezza i conti della previdenza, mentre fu il centrosinistra di Prodi a fare diminuire l’età pensionabile, unico governo europeo.
Le misure illustrate a Palazzo Chigi dai ministri sono praticamente le stesse delle anticipazioni. Cambia qualcosa sul contributo di solidarietà. Intanto partirà da subito e quindi resterà in vigore per due anni e mezzo, per i cinque mesi che restano del 2011 e fino alla fine del 2013. Gli autonomi, poi, saranno sottoposti allo stesso regime dei lavoratori dipendenti, con il contributo al 5% per la parte di reddito che va da 90 a 150mila euro. Per loro non ci sarà l’addizionale Irpef calcolata sui 55mila euro. In sostanza il contributo di solidarietà diventa una misura valida per tutti: dipendenti pubblici e privati e partite Iva. Per i parlamentari l’addizionale sarà doppia.
Aggiustamenti sulle Province. Saranno eliminate quelle con meno di 3.000 abitanti, ma potranno salvarsi se superano i 3.000 chilometri quadrati. Il requisito demografico sarà fissato dal prossimo censimento, quello che partirà in ottobre, dopo una campagna pubblicitaria. Questo significa che nove delle circa 36 Province che sono in lista per la cancellazione (quelle che sono sulla soglia di abitanti fissata dal decreto) ancora non conoscono il loro destino. Altra novità annunciata dai ministri (ieri il testo del decreto era ancora alla Ragioneria per la «bollinatura» e circolavano bozze) è l’eliminazione di tutti gli enti che hanno meno di 70 dipendenti (sono circa 30). Non confermata, un’estensione delle aperture libere dei negozi dalle aree turistiche a tutto il territorio nazionale. Sempre sulle liberalizzazioni, dovrebbe arrivare l’abolizione delle tariffe minime per le professioni.
Poi c’è il capitolo lavoro. Non viene toccato l’articolo 18, ha precisato Sacconi.

Semmai la legge che rafforza la contrattazione di prossimità (territoriale e aziendale) dà ai rappresentanti dei lavoratori e delle aziende la facoltà di decidere, tra le altre cose, anche eventuali deroghe sui licenziamenti. Su questo Tremonti confessa di non essere stato d’accordo, ma di essersi adeguato.

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