LE MOSSE DEL CENTRODESTRA

RomaRisparmiare il più possibile sulla prossima tornata elettorale di giugno, devolvere i fondi ai terremotati dell’Abruzzo. Il premier Silvio Berlusconi l’ha ritenuta un’ipotesi più che interessante, e comunque «degna di essere approfondita» nel prossimo Consiglio dei ministri. D’altronde aver vissuto in questi giorni, gomito a gomito con i soccorritori, il disastro provocato dal sisma ha fatto maturare l’idea che lo Stato debba fare di tutto per indirizzare ogni risorsa possibile nella ricostruzione. E se nel passato mai si è considerato possibile «mischiare referendum ed elezioni», come spiega il coordinatore del Pdl Ignazio La Russa, oggi l’«assoluta eccezionalità» della situazione rende «giusto» un vaglio ulteriore.
Il ministro della Difesa pensa che si possa fare persino di più: abolire i ballottaggi delle amministrative qualora un candidato raggiunga il 40 per cento. «Se dev’esserci un referendum-day per risparmiare, vista l’eccezionalità del momento, da tre date facciamone diventare solo una, così si capisce se la sinistra usa la carità in maniera strumentale o se è sincera. Il ballottaggio quando un candidato supera il 40 per cento è inutile, visto che va a votare sempre meno gente...». Si tratterebbe così di esprimersi, il 6 e 7 giugno, sia per le Europee che per le amministrative che per il referendum elettorale. Il 21, invece, soltanto per i ballottaggi nei quali nessuno dei due candidati abbia ottenuto almeno il 40 per cento.
Se la proposta mette in imbarazzo il Pd, che La Russa sfida apertamente, è chiaro però che l’election day crei non pochi problemi alla Lega, decisissima a boicottare un referendum che rischia di trasformarla in alleato di corredo. Se vincessero i «sì», infatti, alle Politiche il premio di maggioranza andrebbe non alla coalizione bensì soltanto al partito maggiore. Dunque, prevedibilmente, al Pdl o al Pd, rendendo bipartitico il sistema. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, reduce dallo smacco ricevuto alla Camera sul decreto Sicurezza, non apre alcuno spiraglio: «Il premier sa come la pensa la Lega su questo punto. Il risparmio derivante da un abbinamento, bocciato peraltro dal Parlamento, è di soli 173 milioni di euro», ha dichiarato ieri al Sole 24 Ore. «Buttali via...», è il commento del presidente del Comitato promotore del referendum, Giovanni Guzzetta. Battagliero, Guzzetta: «Deduco dalle parole di Maroni che, anche in un momento di tragedia nazionale, si potrebbero tranquillamente mandare in fumo tutti questi soldi, solo per far contenti i dirigenti del suo partito». Anche l’entità del risparmio non è certa. Se il titolare dell’Interno parla di 173 milioni, il Comitato dei referendum cita le cifre stimate da alcuni economisti, che si aggirano tra i 313 e i 400 milioni.
Ma la confusione non risparmia i politici.

L’ex ministro dell’Interno, Enzo Bianco (Pd) propone di accorpare il referendum alla tornata del ballottaggio: cosa impossibile, in quanto il referendum deve essere tenuto per legge entro il 14 giugno. Così che il deputato del Pdl Giorgio Stracquadanio, con legge ad hoc, taglierebbe volentieri la testa al toro: «Rinviamo il referendum di un anno», dice.

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