Emilia ricorda chiacchiere e canti che scandivano il ritmo delle mani sempre più veloci. Obiettivo il cottimo, 700 sigari al giorno. Novarina, invece, pensa a come a poco a poco non sia rimasto più nessuno capace di farli. Su entrambe lo stesso tetto, quello della Manifattura Tabacchi, che però diventa sala mazzi o impacchettamento, incunabolo o maestra: si fa particolare. Dettaglio, come quello di un pasto da servire: Dina in Fincantieri inizia con 2500 coperti per poi scendere a 200 finché la cassa integrazione non tocca anche a lei.
Altri «dettagli» sono l'approdo al tornio delle ragazze dell'Ansaldo e la rapina delle 13 di Mara, che corre a casa per fare il pranzo ai figli. I sacchi pieni di polvere portati a Genova dalle signore dei fumi - del Comitato Difesa Salute Ambiente - e gli incontri, i seminari e le 150 ore delle 15 donne del Coordinamento Donne FLM. O ancora i giorni, tanti, 464, dell'occupazione della Pettinatura Biella guidata da Tea Benedetti. La storia, in sintesi, qui ha nomi e cognomi: voci e volti. Non generalizzazioni ma ricordi e abitudini. Fatti: mansioni, dimissioni per contrazione di matrimonio, gite sociali, scioperi, divise. Cifre: anni, stipendi, promozioni, pensioni.
Il tempo è quello, lungo più di un secolo, delle «ragazze di fabbrica» che corre dalla fine dell'800 a oggi. Un progetto del Municipio VI Medio Ponente ideato e condotto dalle biblioteche Bruschi-Sartori e Guerrazzi - con il coordinamento di Maria Teresa Bartolomei - che oggi approda a palazzo Ducale nel Sottoporticato (ingresso libero, fino al 22 aprile 2010). Una mostra, due volumi raccolti in un cofanetto, due video-documentari di Sergio Schenone e tanti incontri ed eventi - dal teatro a «Ochestoria!» un gioco dell'oca a zig zag tra le leggi dal '45 a oggi - raccontano l'avventura del lavoro femminile in quella geografia particolarissima che è il Ponente. Dove il termine avventura calza a pennello alla strada percorsa dalle sue donne. Dall'esercito delle lavoratrici a domicilio a quante nel secolo breve entrano in fabbrica. Nei cantieri navali, alla Dufour - la fabbrica-famiglia di Corinna - all'Eridania di Aristea. E ancora in San Giorgio, all'Ansaldo e all'Italsider e in tutte quelle realtà nate, cresciute, scomparse o ancora attive tra Cornigliano e Sestri Ponente. Donne in fabbrica, operaie e impiegate, ma anche commesse, maestre, operatrici dei servizi sociali e sanitari, libere professioniste: il panorama del lavoro femminile negli anni si fa sempre più vasto e differenziato. Passa attraverso la ricerca della parità nella differenza, di un equilibrio con la famiglia, le lotte per il lavoro e la salute, lo sviluppo di nuove professioni fino al precariato. Tra le due guerre, gli anni della contestazione, dentro e fuori il sindacato, lo sviluppo tecnologico e la crisi dell'industria. Ora guardata con sospetto adesso accolta con riguardo, ciascuna - e sono quasi cento - delle «ragazze di fabbrica» ha molto da raccontare nell'implicita speranza che oltre la memoria sia condiviso lo spirito del suo tempo. Perché certe conquiste, che oggi paiono scontate, sono più che recenti.
Per le «ragazze di fabbrica» il cammino si conclude con la storia di lauramilleposti: 25 anni e altrettanti primi giorni di lavoro. Per ciascuno una maglietta e poco altro.
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