Le moto dei vigili? Ferme perché inquinanti

Claudio Pompei

Motociclette della Polizia municipale abbandonate in un garage, atto secondo. Anzi, atto terzo, visto che «il Giornale» ha raccontato la vicenda per la prima volta il 24 giugno scorso, con un servizio corredato da foto nelle quali si vedevano le moto, ferme da anni, per le quali il Comune continua a pagare il bollo. L’altro ieri un ulteriore approfondimento è stato pubblicato sull’edizione nazionale del nostro quotidiano: la cosa deve aver fatto scattare un campanello d’allarme all’assessorato capitolino alle Politiche della sicurezza (competente sulla Polizia municipale), tanto che l’altro ieri l’assessore Liliana Ferraro ci ha fatto avere una nota per spiegare che «le moto parcheggiate nella rimessa del Comune sono quelle non in regola con i valori standard delle emissioni inquinanti. Pertanto, essendo prive di bollino blu, non potevano circolare e, dal mese di maggio del 2004, non sono più nella disponibilità della Polizia municipale bensì in quella del Servizio Autoparco che provvederà alla loro vendita, rottamazione o alla donazione ad alcuni Comuni in cui non vige la limitazione per le emissioni inquinanti dei veicoli».
«Per quanto riguarda il bollo - precisa infine l’assessore Liliana Ferraro - il Comune di Roma è obbligato a pagarlo sino alla riconsegna delle targhe al Pubblico registro automobilistico o alla vendita dei motoveicoli.
In quest’ultima frase dell’assessore è condensato il “nocciolo” degli articoli pubblicati da «il Giornale»: e cioè che il Campidoglio continua a pagare la tassa di proprietà su mezzi che, nel migliore dei casi, sono inutilizzati da più di un anno, come ammette la stessa Ferraro.
L’assessore, però non specifica se “tutte” le moto parcheggiate nel garage di via Fontechiari siano state abbandonate perché non più in regola con la normativa sulle emissioni inquinanti. Per cui abbiamo cercato di chiarire il dubbio con il Sulpm, il sindacato della Polizia municipale che, per primo, ha denunciato la vicenda.
«Sicuramente - spiega il segretario romano Gabriele Di Bella - nella rimessa dell’autoparco comunale ci sono moto che non potevano passare l’esame del bollino blu, ma a noi risulta che in officina ci sono anche una trentina di fogli di riparazione inevasi». In termini meno burocratici, cosa significa? «Vuol dire - spiega ancora il sindacalista - che dai gruppi municipali vengono portate all’autorimessa comunale motociclette con guasti di vario genere, ognuna accompagnata da una richiesta di riparazione. Nonostante le sollecitazioni che arrivano dai gruppi, però - sostiene Di Bella - gli interventi di riparazione non vengono effettuati perché non ci sono i soldi necessari».
Se fosse fondata la tesi del sindacalista, sarebbe un bel rompicapo. Ma come? Il Comune non ha i soldi per i pezzi di ricambio, però ne spende molti di più per pagare i bolli? Secondo Di Bella c’è di più e di peggio. «Vogliamo fare qualche esempio? - dice il segretario del Sulpm - Nel parcheggio dell’ottavo gruppo c’è, da tempo, una “Bmw” ferma perché ha il filo della frizione rotto. Il fatto è che nel caso dei motoveicoli bloccati per ritardi nelle riparazioni, sia all’autoparco sia nei vari gruppi, oltre al disservizio per il mancato utilizzo, il Comune è costretto a pagare anche l’assicurazione oltre che il bollo. Probabilmente - conclude Di Bella - l’assessore Ferraro non è stata informata di queste circostanze».
Stando, comunque, alla nota dell’assessorato, ci sono da fare anche due considerazioni.

Innanzitutto per i contribuenti romani è del tutto ininfluente che le moto abbandonate siano passate dalla Polizia municipale all’Autoparco: a dover pagare il bollo sarà sempre il Comune, almeno finché le targhe non saranno riconsegnate per la rottamazione. Quanto, poi, all’ipotesi della donazione delle moto ad altri Comuni, il dubbio si fa inquietante. A Roma blocchiamo le moto perché sono inquinanti e poi le mandiamo in qualche paese dell’hinterland a produrre smog?

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