Cronaca locale

Moto e disabilità: l'odissea di Andrea

Andrea Lostaglio, appassionato di motociclismo, racconta il suo tentativo di coronare il sogno di una vita, diventando un biker nonostante la sua disabilità

Moto e disabilità: l'odissea di Andrea

Il motociclismo e la disabilità possono sembrare - e per molti lo sono - mondi decisamente distanti. Le leggi in materia sono confuse e piuttosto generiche, le informazioni vaghe. Per una persona portatrice di disabilità, l'idea di diventare un centauro può sembrare destinata a rimanere semplicemente un'utopia.
Poi ci sono le eccezioni. Eccezioni come la storia di Andrea Lostaglio, un lettore che potrebbe non essere così lontano dal diventare un harleyista.
“Vorrei riuscire a dare un po' di visibilità” - racconta Andrea – “ad una categoria, quella dei diversamente abili, di cui faccio parte e che ho particolarmente a cuore. Per un disabile le sfide da affrontare quotidianamente sono numerose, anche per i gesti più semplici. Fare la patente per la moto è decisamente una prova ulteriore. Quella per il motociclismo è una mia passione da sempre. Arrivato a quasi quarant'anni ho cercato di darle un seguito, scontrandomi con una serie di problematiche non indifferente. Fare la patente per la macchina era già stato sufficientemente complesso, soprattutto per le modifiche che aveva richiesto adattare il veicolo alle mie necessità. Fare la patente alla moto sembrava anche meno realizzabile, almeno fino a quando la legge ha permesso anche ai "diversamente abili" di tentare la strada della patente motociclistica”.
Andrea soffre di un disabilità all'arto sinistro, che gli rende impossibile guidare un motoveicolo senza l'utilizzo di un'ortesi, un'apparecchiatura ortopedica in grado di aiutarlo nella guida.
“Avevo già fatto un tentativo di prendere la patente qualche anno fa”- continua Andrea- “poi avevo rinunciato all'idea. Nel 2007, ho deciso di provare di nuovo e ho iniziato a raccogliere informazioni su cosa fosse necessario fare. La situazione che ho scoperto, dal punto di vista legislativo, era a dir poco confusa. Inoltre La DisaBike, associazione che prima si occupava di aiutare i disabili nelle modifiche necessarie ai motoveicoli, nel frattempo aveva chiuso i battenti. In sostanza, le cose dal mio primo tentativo, se possibile, erano persino peggiorate. Ho passato diverso tempo cercando informazioni su internet e ho scoperto per caso la DalBo Mobility, una piccola azienda trevigiana che si occupa proprio di modificare moto per disabili. Li ho chiamati e dopo avere parlato con Alessandro Dalbo, il proprietario dell'azienda, ho deciso di provare a fare la patente, appoggiandomi a un'autoscuola locale e cercando nel frattempo di capire quali modifiche erano necessarie al mezzo, per far fronte alla mia condizione”.
Andrea è da sempre un fan della Harley. Una volta capito che qualcosa si poteva fare per dare seguito al suo desiderio di cavalcare una moto, gli restava da capire cosa.
“Ho sempre amato la Harley Davidson e così ho provato a contattarli” ci racconta Andrea- “ per capire se era possibile adattare una delle loro moto alle mie esigenze. Non contavo nella loro attenzione, invece nel giro di poco tempo ho ricevuto una risposta sia dalla divisione europea di Harley, sia dal mio concessionario di zona. Si sono mostrati assolutamente disponibili a farmi provare uno dei loro mezzi modificati, un gioiellino di cui in Italia esistono davvero pochi esemplari. L'approccio con la moto, almeno all'inizio, non è stato dei più semplici. Utilizzare il pulsante che di fatto sostituisce la frizione ha richiesto un po' di pratica, ma non mi sono lasciato scoraggiare dalla cosa e, dopo qualche tentativo, ho iniziato a capire il meccanismo.
Parlando con Alessandro Dalbo, ho scoperto poi che esiste la possibilità di modificare ulteriormente la moto, rendendo la frizione semi-automatica. La cosa porterebbe dei grandi vantaggi estetici e renderebbe il mezzo molto più guidabile, ma il pezzo che mi servirebbe è ormai fuori produzione da tempo. E resta sempre da capire se mi daranno la patente o meno”.


Insomma, per Andrea la peripezie sono appena all'inizio, ma se non altro il sogno di diventare motociclista è un passo più vicino alla sua realizzazione grazie alla sua perseveranza e forza di volontà che dimostrano che motociclismo e disabilità non sono due realtà inconciliabili.

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