Moto Guzzi rimane a casa sua: resta la sede storica di Mandello

I 150 dipendenti della Moto Guzzi di Mandello del Lario, piccolo comune del lecchese, possono tirare un sospiro di sollievo perché il gruppo Piaggio ha deciso di non chiudere o trasferire la produzione dalla storica fabbrica sorta nel 1921. Le rassicurazioni sono arrivate da Giancarlo Milianti (direttore del personale Piaggio) e da Francesco Delzio (direttore delle relazioni istituzionali) nel corso di un incontro, svoltosi a Milano, con i rappresentanti delle autorità locali Daniele Nava (presidente della Provincia di Lecco) e Riccardo Mariani (sindaco di Mandello).
Era stato proprio il primo cittadino a lanciare il grido d’allarme sul futuro di uno degli alfieri del made in Italy. «Oggi non parlerei proprio di vittoria - spiega Mariani al Giornale – ma prendiamo atto positivamente dell’esclusione di ogni ipotesi di smantellare il nostro sito produttivo». Lo spostamento da Mandello sarebbe suonato strano ai guzzisti. Come se la Ferrari fosse trasferita da Maranello. «Ci è stato spiegato – prosegue il sindaco - che il gruppo Piaggio crede nella territorialità del marchio». Nel corso della riunione, però, i dirigenti di Pontedera hanno anche messo sul piatto le problematiche congiunturali. «Il mercato è in impasse – dice Mariani - e presenteranno un piano industriale alle parti sociali per intraprendere un percorso». Il settore delle motociclette di grossa cilindrata in Europa, infatti, accusa un calo intorno al 30 percento. Moto Guzzi non fa eccezione e le previsioni di quest’anno, secondo fonti del gruppo guidato da Roberto Colaninno, parlano di circa 6mila unità vendute. Molto meno del break even posto a 10mila pezzi. Tra l’altro, secondo gli strateghi del marchio dell’Aquila, anche il 2010 non sarà roseo per il segmento.
I dipendenti, intanto, sono tutti in cassa integrazione e dovrebbero tornare a lavoro a settembre.

«Accogliamo positivamente l’esito di questo incontro – dice Mario Venini della Fiom – ma siamo stanchi di parole e vogliamo vedere i fatti perché di promesse e sorrisi non ne possiamo più e, comunque, un piano industriale l’avevamo già concordato. Prevedeva anche un investimento sull’ammodernamento della fabbrica in più tranche (12,4 milioni di euro in cinque anni, ndr) ma una doveva partire ad agosto e non ho ancora visto nulla».

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