Prendiamo il Gladiatore, larena, il Colosseo, un film, prendiamo Russell Crowe e quei bestioni attorno a menarsi e uccidersi e sconquassarsi puntando sempre e solo a far fuori lui, il più forte, il simbolo, la guida. Immaginiamo Russell Crowe che si rompe una gamba o si rompe gli zebedei e se ne va e lascia tutti dentro a dimenarsi senza più un re da combattere, senza più un motivo per urlare ho vinto davvero, senza più una ragione per far festa oltre i limiti. Dora in poi tutti certi di rischiare meno, ma tutti sicuri di contare meno.
Ai gladiatori del motomondo è successo e sta succedendo più o meno questo. Perché il più forte, il simbolo, Valentino Rossi si è rotto due settimane fa in quel del Mugello e magari, chissà, forse si romperà gli zebedei allidea di tornare per forza se la gamba malamente fratturata non sarà a posto proprio come vogliono lui e madre natura. Così, ieri, a Silverstone cera come sempre un cronometro, oggi ci sarà una pole, domani un Gp da conquistare, ma da Lorenzo allultimo dei ragazzi nessuno sente di poter alzare la voce, gonfiare il petto e urlare «ahhh, il più forte sono io e lo dimostrerò».
Nessuno osa perché, semplicemente, nessuno può farlo. Né fra i ragazzi nostri, i vari Dovizioso, Simoncelli, Melandri e highlander Capirossi e tanto meno fra coloro che a Russell Crowe Valentino davano battaglia ad ogni gara e che in classifica ora lhanno passato. È il caso di Daniel Pedrosa, secondo nel mondiale dietro a Lorenzo, proprio grazie alla vittoria in Toscana e allassenza del Dottore. Nessuno può farlo perché è come se, via Rossi, i migliori sapessero che possono anche laurearsi in motociciclismo però il 110 e lode con bacio accademico non arriverà mai. Ieri, ad esempio: primo Jorge con la Yamaha, secondo Stoner con la Ducati, terzo Dovizioso con la Honda epperò lui dovè? Valentino che fa? Come facciamo noi e come fanno gli stessi piloti a capire realmente se sono stati da bene-bravo-bis, o solo da bene, o solo da bravo? Erano dieci anni che il gladiatore si camuffava da punto di riferimento.
Persino le dichiarazioni paiono echeggiare in modo strano nel Colosseo motoristico rimasto vuoto delluomo che animava le folle. Le parole in libertà e di sfida sempre e solo dirette o dedicate al Rossi da battere, intimidire, sfidare, lasciano il passo a parole dettate allufficio delle poste per un lungo telegramma. Vedi Lorenzo: «Sono felice - della nostra prima giornata di lavoro - il nuovo circuito mi è piaciuto molto - è veloce e divertente - Abbiamo lavorato duramente - in modo da capire ogni curva e ogni rettilineo - Purtroppo faceva freddo e lasfalto era troppo freddo - il che ha significato che senza punti di riferimento - allinizio è stato abbastanza difficile».
Già, senza punti di riferimento. Un gruppo di combattenti nati rimasto chi senza il proprio uomo simbolo, chi il proprio nemico dichiarato, chi lidolo da emulare e sul quale valutare il proprio talento e la propria crescita. O la propria resurrezione, vedi Stoner e il suo telegramma: «Il layout della pista - è semplicemente fantastico - È molto divertente - e ci sono delle curve bellissime.
Layout? Valentino, please, torna presto. A colorare la pista con le tue traiettorie, a colorare il dopo pista con le tue parole.
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