Ducati-Bagnaia, parole tese e la sensazione che siano ai titoli di coda

Da Stoner a Lorenzo e Dovizioso. Non sarebbe la prima volta che la Rossa chiude malamente coi suoi campioni

Ducati-Bagnaia, parole tese e la sensazione che siano ai titoli di coda
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Festa e bicchieri di champagne nel box Ducati. La nona sinfonia (domenicale) di Marc Marquez è stata suonata nel tredicesimo appuntamento del Mondiale 2025 di MotoGP in Austria, ma a fare da contraltare ci sono i malumori di Francesco Bagnaia. Sulla pista in Stiria, dove aveva dominato per tre anni di fila dal 2022 al 2024, il ritiro nella Sprint e l’ottava piazza nel GP sono stati un altro macigno da mandar giù. «Una situazione strana, che spero possano spiegarmi. Sto perdendo la pazienza e ancora nulla mi è stato detto», ha tuonato Bagnaia. Davide Tardozzi (Team Manager Ducati) pubblicamente ha manifestato più volte la volontà di aiutarlo, nella consapevolezza di un progetto di moto 2025 con un motore un po’ diverso che Marc ha assorbito e il ragazzo di Chivasso detestato, incapace di smussare i propri spigoli. Dal canto suo, il direttore generale di Ducati Corse, Luigi Dall’Igna, nell’immediatezza del risultato del Red Bull Ring ha sottolineato l’ascesa di un pilota come Fermin Aldeguer, secondo in territorio austriaco nel suo anno da rookie in sella alla GP24 Gresini. La sensazione è che a Borgo Panigale vogliano già aprire un nuovo capitolo visti i problemi del pilota italiano.

Sensazioni di nubi all’orizzonte dal sapor di già visto e sentito. Non sarebbe la prima volta, infatti, di una rottura del connubio “Rossa- Campione”. L’australiano Casey Stoner, lo spagnolo Jorge Lorenzo e Andrea Dovizioso avrebbero argomenti a riguardo. Casey, il primo a portare l’iride nel lontano 2007, andò in contrasto con la gestione sportiva per l'impossibilità di competere per il titolo con Valentino Rossi (Yamaha) negli anni successivi. Una Desmo16 tanto fisica e Stoner costretto a fermarsi per problemi di salute riconducibili - si vociferò ai tempi - anche allo stress provocato nel domare quella belva rossa così lontana dalla docile erede di oggi. Addio che si concretizzò nel 2010. Storie all’insegna di “C’eravamo tanto amati” anche per Lorenzo e Dovizioso. Il maiorchino fu ingaggiato nel 2017, pagato a peso d’oro (un biennale da 12,5 milioni di euro l’anno), e i risultati non si concretizzarono subito per le difficoltà di adattamento al mezzo, così diverso dalla M1. Nell’anno successivo i primi squilli arrivarono al Mugello, in Catalogna e in Austria, ma la Ducati aveva già fatto scadere il tempo. «Lorenzo ci ha messo un anno e mezzo per essere competitivo. Come si sa il suo ingaggio è stato un investimento molto importante. E per valutare un pilota devi valutare i risultati ottenuti in rapporto ai costi», aveva raccontato posteriormente l’ex direttore sportivo, Paolo Ciabatti. Poca pazienza nei confronti di Jorge e probabilmente poca voglia di ascoltare nel caso di “Dovi”.

Un ciclo chiuso dopo 8 stagioni al termine del 2020, con 14 vittorie, 40 podi e tre secondi posti in campionato, per un rapporto logoro con Dall'Igna: Andrea chiedeva una moto più equilibrata, mentre la dirigenza puntava soprattutto su soluzioni tecniche radicali. Niente di nuovo sotto al sole e forse ora è il turno di Pecco, con nove week end da affrontare nel 2025 e un contratto in scadenza l’anno venturo.

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