
Un urlo liberatorio, trattenuto per ben 2184 giorni. Sei anni sono passati da quando Marc Marquez vinse con Honda il suo ottavo titolo, il sesto in Motogp. In mezzo un calvario fatto di infortuni, decisioni sbagliate, il rischio di ritirarsi per il braccio che non guariva, e poi tanta forza e scelte audaci per tornare sulla vetta del mondo.
Il Cannibale torna a vincere e si prende il nono titolo uguagliando il grande rivale Valentino, proprio a Motegi, sulla pista di casa della Honda con cui aveva vinto ben sei titoli iridati della classe regina. Sul podio con lui un ritrovato Bagnaia, che con le scelte tecniche a lui più favorevoli ha firmato un weekend perfetto (pole, vittoria Sprint e Gp). Ciliegina sulla torta: terzo Mir che regala a Honda HRC un meritato podio. La cartolina dal Giappone ferma in un istante passato, presente e futuro: la Honda che Marc ha dovuto lasciare per tornare a vincere, la Ducati che gli ha permesso di vivere una seconda vita e un futuro ancora in rosso con tanti possibili duelli con Pecco e altri record da inseguire: come superare Rossi e inseguire Agostini a quota 15.
«È difficilissimo parlare», confessa Marc in lacrime. «Voglio vivere il momento, non voglio ripensare a quello che ho passato per arrivare fino a qui. Ho fatto tanti errori in carriera, come quello di voler tornare troppo presto. I dottori mi avevano lasciato una porta aperta, una possibilità. Ci ho provato perché sono fatto così, invece così ho provocato il mio calvario. In questi cinque anni rimbombava dentro di me quella voce che diceva che avevo sbagliato, adesso finalmente può tacere. Ora sono in pace con me stesso, ed è bello avere sul podio anche il mio vecchio team».
A Jerez 2020 avevamo lasciato un Marc supereroe, tanto audace da sfidare gli Dei dei motori e voler tornare in pista dopo solo 5 giorni dalla frattura dell'omero. A Motegi abbiamo trovato un uomo maturo. «Quando sei sulla vetta del mondo e cadi, il volo è pazzesco. Ho imparato tanto. Si è chiuso un cerchio. Questa è la mia seconda vita in MotoGP. Mi piace l'adrenalina, ma bisogna minimizzare il rischio».
Nove è più di un numero e adesso Marquez a 32 anni non intende porsi limiti: «Posso essere protagonista ancora per tre o quattro stagioni» e guarda con entusiasmo al 2027, quando cambierà il regolamento della MotoGP con il passaggio da 1000 a 850 di cilindrata e ancora una riduzione dell'elettronica e dell'aerodinamica per esaltare ancora di più il talento del pilota. «Non vedo l'ora», confessa. La seconda vita del Cannibale è appena iniziata.