Allora è ufficiale, salta la panchina dell’Inter: oggi a Cagliari è l’ultima della stagione per Josè Mourinho, Giuseppe Baresi, Andrea Butti e Natalino Moratti. Domenica prossima, ultima di campionato con relativa consegna della coppa, in panchina siederanno Daniele Bernazzani, Rui Filipe Da Cunha Faria, Silvino De Almeida Louro, Fausto Sala e Giorgio Panico, rispettivamente assistente tecnico, preparatore atletico, allenatore dei portieri, responsabile del centro coordinamento Inter club e medico. Josè dice che è un omaggio a chi ha vinto uno scudetto lavorando nell’ombra: «La panchina per loro ha un grande significato e spero che nessuno la giudichi offensiva nei riguardi dell’Atalanta. È il nostro modo per ringraziarli». Forse non ci sarà un altro caso Barnetta, ma qualcuno ha subito colto la nuova mossa di Josè: dopo aver provocato mezza serie A, ora provoca i tifosi dell’Inter nel giorno della festa di San Siro.
Ci sta tutto, Josè è questo, prendere o lasciare, se da lui si attende l’ovvio, non si saprà mai quello che pensa. Ieri ha ripetuto che Madrid è una tentazione mentre As, pirotecnico quotidiano madrileno, dedicava le prime tre pagine a lui e alla campagna acquisti che starebbe organizzando con Florentino Perez. E quando gli hanno chiesto spiegazioni su quello 0,1 per cento di tentazioni di lasciare l’Inter, lui ha parlato della percentuale che si concede al destino: «Ammetto di aver sbagliato. Mi riferisco a quando dissi che sarei rimasto al 100 per cento. Ho sbagliato perché nella vita non c’è nulla di così certo. Per fortuna ho parlato solo di una piccola tentazione altrimenti chissà cosa sarebbe successo. Il presidente comunque sa tutto, e quello che gli ho riferito preferisco rimanga tra noi».
Di bizzarro ci sono le dichiarazioni di Florentino Perez, quasi scocciato dalle continue telefonate di Jorge Mendes che perora la causa di Josè al Real: «Chiedete a Mendes», ha tagliato cortissimo Mourinho che ha precisato di aver già detto no una volta al Madrid: «Sì, l’ho fatto, ho rifiutato il Real dopo aver vinto la seconda Premier League al Chelsea. Restai a Londra e a settembre rescindemmo consensualmente il contratto. Ma non sono pentito, il treno del Real Madrid per un allenatore passa più di una volta. E poi io non conosco il treno del Real, conosco quello dell’Inter e qui sono molto felice, per quello che ho fatto e per come ci stiamo organizzando per il futuro».
All’ennesima domanda sulle percentuali Josè stava per andarsene: «Se avessi dei problemi avrei parlato di 50 o 60 per cento di probabilità di restare, invece ho parlato di 99,9. Il futuro è più importante del passato e io sto lavorando per la prossima stagione». Il rinnovo del contratto di Julio Cruz è solo un pretesto: «Parlerò di questo quando sarà ufficiale», ha risposto Josè. Anche l’acquisto di Marko Arnautovic lo ha abbastanza imbizzarrito, perchè era una sua segnalazione e la trattativa è durata troppo a lungo. Che Josè stia lanciando segnali a Massimo Moratti su un maggior potere all’interno del club è fuori discussione, anche se ieri ha ripetuto: «Il ruolo del manager all’inglese non l’ho mai fatto e non mi piace - e poi ha aggiunto -. Vorrei trasformare quel 99,9 per cento in 100 per cento e mancano pochissime cose. Adesso siamo già a 99,99 per cento di probabilità che resti all’Inter, dopo Cagliari magari dirò 100 per cento». Spesso la vera sensazione è che Josè ci stia tirando scemi. Lui è troppo scaltro per cadere in certe trappole, la tentazione è stata o è ancora forte, ma ecco il Real che lo attende. Venerdì Juan Onieva, uno dei tre rivali di Perez, è stato protagonista di una presentazione talmente grottesca che il suo vicepresidente Carlos Gonzales ha lasciato l’aula. Programma carente, addirittura una fotografia del presidente degli Stati Uniti con sei dita, mentre dichiara che diventerà socio del club blancos.
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