«I giornalisti non possono decidere, neanche gli ex giocatori. Nessuno dellInter mi ha detto niente. Ma se qualche dirigente che ha il potere di decidere mi dicesse qualcosa, io resto un allenatore tranquillo, perché a differenza di tanti altri allenatori, troverei subito da lavorare. Non dico dove voglio, questo non lo dico, ma troverei subito da lavorare». Versione corretta delle parole di Josè Mourinho in conferenza nella pancia di San Siro a trequarti dora dal fischio finale di Inter-Rubin Kazan. Precisazione dovuta. Poi se qualcuno ha pensato che il riferimento fosse ad allenatori del recente passato nerazzurro, probabilmente ha letto bene, ma Josè non lha detto. Forse non è chiaro il concetto che a Josè frega zero. Non della stampa o degli ex, non di Balotelli o Cambiasso, ma di tutto. Lui ha scelto così fin dallinizio e ci sta arrivando a modo suo, capo supremo, dittatore assoluto, ego smisurato e vincente, lo dicono i risultati e lantipatia atomica che scatena nella concorrenza. Qualcuno si è meravigliato perché non si è perso in elogi per la prova superba di Balotelli. Ma avrebbe sorpreso il contrario: «Sono contento di lui come di tutta la squadra. E lui fa parte della squadra».
Allora qualcuno si è chiesto se Cambiasso fosse daccordo sul suo utilizzo. A Josè frega zero se Cambiasso non è daccordo. Girava la voce che subito dopo il suo arrivo ad Appiano, in una lista di possibili cessioni ci fosse anche il nome dellargentino. Sarebbe stato il presidente a forzarne la conferma, ma Josè è uno che sbaglia, poi magari si pente, gli è successo con Dejan Stankovic che ora schiera anche quando non si gioca. Peraltro il serbo salta lAtalanta per infortunio, Muntari per squalifica, mentre Samuel lo rivedremo nel 2010.
Josè ha fatto altre cose mercoledì sera, per esempio ha finto di stupirsi: «Credevo che in Italia contassero solo i risultati. Faccio fatica a capire, si vede che non è così per tutti». Voleva dirlo e lha detto. Chi è Josè? È uno che quando gli hanno chiesto chi vorrebbe pescare agli ottavi, prima è rimasto sul vago, poi è partito: «Mi dite il Chelsea perché è nella mia storia? Veramente non saprei dire se il Chelsea è nella mia storia o se sia io ad essere nella storia del Chelsea». Trionfo. Con segnali opposti. È stato il presidente Massimo Moratti a spendere elogi per Balotelli: «Ha capacità straordinarie, risolve le partite, farebbe comodo anche alla Nazionale». Nessun accenno a Josè, tranne un complimento alla formazione: «Schierandola in quel modo ha dato coraggio a tutti». Poiché lInter è circondata da amici, subito questa dichiarazione è stata letta come la prova provata che questa sia lultima stagione di Josè allInter. Così come la conferenza stampa di martedì, vigilia di Inter-Rubin Kazan, era stata subito battezzata come lultima dellera Mourinho ad Appiano. Ma non verranno staccati assegni per ora. Qualcuno si dovrà rassegnare e la bizzarria è che la maggior parte dei delusi siano tifosi, i primi a dare un quadro avvilente del loro club. Ma questa è lInter, Josè che si fregia di onniscenza dovrebbe sapere che è sottoposta a pressioni di primo livello a prescindere dai risultati. A lui non sta accadendo nulla che non sia già stata storia di chi lo ha preceduto, perfino Sandro Mazzola gli ha concesso lonore del risultato: «Mourinho è così - ha detto licona euromondiale -. Limportante è che faccia bene il suo lavoro. Con Balotelli sta adottando una cura che sta dando i suoi frutti, bastone e carota. E poi per me lui è un ottimo allenatore». Poiché qualcuno aveva ricordato come Mazzola fosse una diretta propaggine del presidente, nel senso che ne riproduce il pensiero, sarebbe corretta una rivisitazione di questi ultimi tre giorni.
A Josè frega zero anche di questo, non vuole consensi, vuole gente che obbedisca, sta andando forte, su questo non ci sono dubbi.
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