Mou si mangia Ancelotti Perde solo SuperMario

OLTRE IL TABÙ I nerazzurri sfatano la maledizione degli ottavi. Gli inglesi pagano la loro presunzione

Silenzio, parla l’Inter. Silenzio, vince Mourinho (nella foto). Ai quarti di finale, come gli scommettitori non pensavano, come una fetta grande dei critici non credeva. Finalmente Inter, dunque, dopo anni di sofferenza negli ottavi, finalmente con la testa alta, senza furbizie, con una scelta tattica che pareva azzardata, presuntuosa, tre punte vere, Pandev, Eto’o e Milito e dietro a questi un altro che sente profumo di gol come l’olandese Sneijder, forse il migliore. Mourinho se l’è giocata e Mourinho ha messo nel taschino Carlo Ancelotti, rimasto inebetito a cinque metri da lui. Mourinho è andato a vincere a Londra, home sweet home, dolcissima casa per il portoghese che qui ha costruito la sua fama e qui ha firmato una svolta importante per la squadra e per la società.
Il Chelsea non è mai stato veramente in partita, non vi è entrato per propri errori grossolani e per i meriti tattici e tecnici dei campioni d’Italia, tradito dalle sue vedettes, da Drogba a Ballack, da Terry ad Anelka.
Qualcosa ha sbagliato anche l’arbitro tedesco, sorvolando su un paio di trattenute folli di Motta in area nerazzurra ma fermando anche Milito in un fuorigioco inesistente. Dettagli? Quando si vince è così, si dimentica tutto, anche le mattane screanzate di Balotelli, l’Inter ha dimostrato di essere più forte di se stessa e delle proprie paturnie capricciose, al contrario del Chelsea che si è afflosciato sulla propria presunzione, sul fatto di considerare i nerazzurri i soliti italiani destinati a buscarle così come era capitato al Milan di Manchester. Ma l’Inter, quest’Inter di Champions incomincia ad annusare l’aria giusta, ieri sera ha avuto una maturità tattica e una serenità di comportamento finora mai viste sia in Italia sia in Europa, segnale importante in vista dei prossimi impegni, segnale per tutti gli altri naviganti che non la conoscevano e che adesso dovranno fare i conti con lei. Di certo è la vittoria della squadra, non del gruppo come qualcuno si ostina a dire. Nel senso che è stato il gioco, l’intelligenza tattica, l’assoluta disciplina a dominare l’avversario. E dunque è stato Mourinho passato da grande affabulatore a grande allenatore, perché a questo servono i risultati in campo internazionale. Mai i suoi uomini hanno dato l’impressione di potersi arrendere, mai hanno perduto il controllo del gioco, anzi è stato il Chelsea a denunciare da subito la paura di sbagliare, di prendere gol, di prestarsi al contrassalto. E controllando il numero di occasioni lungo i novanta minuti il risultato sarebbe dovuto essere molto più largo per i campioni d’Italia se Eto’o, Pandev, Milito non avessero bruciato palle gol colossali.
Di contro gli inglesi si sono limitati a tentativi isolati, episodi di gioco e mai una trama vera, continua. Qualcuno sarà contento per il ranking Uefa, preferisco essere contento per il fatto di aver visto una nostra squadra andare a vincere a Londra. Dunque non serve essere proprietari di uno stadio e avere un fatturato multimilionario, conta non sbagliare la partita giusta nel momento giusto, conta essere aiutati dalla buona sorte.
L’Inter ha vinto, Mourinho ha stravinto. Non è il canto facile del dopo, è il doveroso commento a un fatto di cronaca.

Il resto appartiene alle fazioni, alla miopia, alla cattiveria di cui è intriso il nostro calcio. Onore all’Inter. Non so che cosa stia pensando Mario Balotelli ma ieri sera è stato il solo interista a uscire sconfitto dallo Stamford Bridge. Restando a casa, a testa bassa e bocca chiusa. Peggio per lui.

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