Un silenzio stampa di Josè Mourinho non può essere un silenzio stampa canonico, come minimo lui durante il suo silenzio stampa parla. Lo infrange per obblighi istituzionali o per scelta. Il sito ufficiale dellUefa ieri ha proposto una sua intervista a pochi giorni dalla sfida di Champions dove Josè ripete concetti noti ma soprattutto rinnova il suo amore verso lInter: «I giocatori lottano in campo, io fuori. Loro sono molto più importanti di me, perché è in campo che si vincono le partite, non in panchina. Ma io sarò lì e il mio cuore batterà solo per lInter. Questo significa essere un professionista, anche se non nascondo che il Chelsea è una parte molto importante della mia vita». Nelle scorse settimane è già stato a Stamford Bridge per evitare di vivere proprio martedì sera le emozioni del primo ritorno nello stadio dove ha allenato tre anni: «Il bello è che non dovrò camminare - scherza -, dallo spogliatoio alla panchina ci saranno sì e no cinque metri. Non devo attraversare lo stadio, non devo sentire le emozioni e le reazioni del pubblico. Semplicemente, mi siederò in panchina e farò la mia partita».
E questInter è più forte della scorsa stagione: «Questa è la competizione dei dettagli, un sorteggio fortunato o sfortunato, la palla che colpisce il palo ed entra o esce, il giocatore squalificato o un infortunio che lascia la squadra senza due o tre giocatori decisivi, un errore dellarbitro. Naturalmente solo unottima squadra può vincere la Champions ma al momento ne vedo otto o nove capaci di farlo.
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