Moviola in campo? Morte del calcio

La cravatta di Chiellini a Keirrison andava punita con un calcio di rigore? E così l’intervento di Burdisso su Huntelaar? Il fallo di gioco di Flamini meritava l’espulsione? Zarate è stato ingiustamente punito? Da sabato sera a ieri pomeriggio le tesi si sono moltiplicate, le fazioni hanno esposto memorie difensive opposte, le immagini rallentate, riproposte mille volte, si sono offerte a numerosi ddl interpretativi. Questo avvalora la decisione adottata dall’International board a Zurigo: niente tecnologie nel calcio, ora e sempre, in modo definitivo. La moviola non risolve nulla, anzi, accentua la polemica. Può risolvere soltanto il gol-non gol, o, in alcuni casi estremi, anche un fuorigioco clamoroso come quello del bavarese Klose a Monaco di Baviera nell’andata di Champions League contro la Fiorentina, per il resto crea soltanto polvere, discussioni che trovano terreno fertile nel nostro Paese, ma all’estero sono inesistenti.
Chi chiede l’introduzione delle tecnologie nel calcio non si rende conto della dimensione mondiale di questo gioco, della sua popolarità e della sua unicità a livello di passione, di coinvolgimento di pubblico e di interessi. Se è vero che una partita, un torneo, non possono essere decisi da un errore dell’arbitro è anche vero che questo fa parte della filosofia dello sport, purché l’errore in questione non sia frutto di malafede, documentata e non insinuata, accertata nei fatti e non soltanto nelle circostanze. Immaginate, ad esempio, l’utilizzo della moviola per i casi più discussi di questo campionato: gli episodi di Inter-Sampdoria, i rigori concessi a favore della Juventus, quelli negati alla Fiorentina. Chi dovrebbe decidere di sospendere il gioco e di consultare le immagini? L’arbitro? I suoi assistenti? I calciatori della squadra «vittima» dell’ingiustizia? E, nel caso in cui l’arbitro decidesse di cambiare parere (non so bene dopo quante ripetizioni delle immagini, considerato il processo che scatenano in televisione!), come reagirebbero i calciatori della squadra «privilegiata» e, con loro, i tifosi? Ci sarebbe il tempo per tutto questo? Ci sarebbe la necessaria serenità che accompagna, invece, le stesse decisioni assunte nel rugby o nella pallacanestro? In quanti Paesi vengono giocate, a livello di interesse nazionale, queste ultime due discipline? Che tipo di atmosfera accompagna le partite del Sei Nazioni di rugby o dei mondiali di basket? Paragonatela a un qualunque Inter-Milan o Roma-Juventus. Osservate il comportamento dei nostri calciatori di fronte alle decisioni, di qualunque tipo, dell’arbitro e dei suoi assistenti, mettetele a confronto con le stesse reazioni di rugbisti e cestisti, riascoltate le parole di dirigenti, direttori sportivi, presidenti nostrani e controllatele con quelle parallele dei loro colleghi all’estero.
Il calcio sopravvive a tutto questo da secoli, ha consegnato coppe e trofei dovunque e comunque, seguito da polemiche e scandali. Coloro i quali si battono per una nuova filosofia, per una nuova cultura, l’accettazione del verdetto, la religione della sconfitta, sono gli stessi che si ribellano al primo torto, che chiedono la moviola per annullare così il ruolo dell’arbitro, dirottandolo a semplice notaio di quello che un computer, una telecamera può certificare. La proposta, già attuata in Europa league, di ampliare il numero dei giudici da 3 a 5 è l’unica soluzione «umana», razionale, utile, soprattutto togliendo al quarto uomo il ruolo riduttivo di semplice bidello con lavagna e istruzioni per l’uso.

E credo che tale soluzione potrà essere applicata in occasione della finale della prossima coppa del mondo in Sud Africa
Chi vuole la moviola nel calcio vuole la morte del gioco, basta entrare in un qualunque stadio italiano per rendersi conto della nostra inciviltà ad accettare quello che il campo decide, a meno che non sia in nostro favore. Sarebbe più preziosa la moviola delle parole.

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