«Moviola no, più arbitri sì Ho giocato con dei gay ma l’ho scoperto dopo»

«Calciatori gay? Ho scoperto “dopo” di aver giocato con dei gay. Prima non me n’ero mai accorto». È un Michel Platini a tutto campo quello che risponde a Piero Chiambretti che l’ha intervistato a Ginevra. Nega di essersi mai accorto di omosessuali in squadra e ribadisce il suo no alla tecnologia schierandosi a favore di un arbitraggio «umano». Il presidente della Uefa torna anche su due recenti episodi che hanno fatto discutere: il fallo di mano di Henry in Francia-Irlanda e il fuorigioco di Klose in Bayern-Fiorentina. «Se l’avessi fatto io non l’avrebbe visto nessuno, invece oggi lo vedono tutti, questo cambia tutto», dice - nell’intervista che andrà in onda a mezzanotte in Chiambretti Night su Italia 1- soffermandosi sul primo episodio.
«Non possiamo intervenire su un fatto di gioco, abbiamo vinto delle partite su gol che non c’erano e perso partite su gol che c’erano, ho perso due semifinali su errori di arbitraggio... sono avvenimenti che appartengono alla storia. Non è una questione di arbitraggio, gli arbitri purtroppo oggi non vedono tutto quello che succede su un campo. Allora ci sono due modi per risolvere questa cosa: o aggiungiamo degli arbitri o mettiamo della tecnologia. Io sto dalla parte “umana” e penso che l’arbitraggio debba essere umano. Quanti ce ne sono nel tennis? Dodici. Nel basket? Ce ne sono 3 in un piccolo campo. Proviamo ad aggiungere arbitri così possono vedere tutto il campo; poi se sbagliano o non sbagliano è un altro discorso», è il parere di Platini.
Quanto al «furto» subito dalla Fiorentina all’Allianz Arena, il n° 1 dell’Uefa assicura: «Non credo di avere sorriso dopo quel gol, perché non ero contento di quel gol. Ovrebo ha sbagliato».
Platini, con un indimenticabile passato da giocatore della Juventus, dice la sua sull’attuale dirigenza bianconera. Alla guida della Vecchia Signora c’è Jean Claude Blanc: «Non l’ho portato io alla Juventus, non lo conoscevo, ma è una persona squisita alla quale voglio bene. Non capisce niente di calcio? Questo è un altro problema, anche tu non capisci di calcio», dice Platini rivolgendosi a Chiambretti, «ma mi fai domande sul calcio, sei giornalista quindi puoi fare di tutto», aggiunge ridendo. «Senti, questa è la scelta di John Elkann, ha scelto Jean Claude a cui voglio molto bene, penso che dovrebbe avere una persona accanto che si occupi più di calcio, mentre lui dovrebbe stare più nell’amministrazione. Questo gliel’ho già detto due anni fa: “Fai attenzione, devi proteggerti perché ti diranno che arrivi dal tennis, dalla Francia, che non sai niente” ed infatti dopo due anni che ha fatto bene, gli hanno detto che è francese perché ha perso due partite».
Francese come Mathieu Flamini, il centrocampista del Milan. A proposito, essendo il giocatore di padre romano e madre corsa, come si dice? Flamìni o Flaminì? Platini non ha dubbi: «Flaminì se gioca bene, Flamìni se invece la sua prestazione non è buona».
Il discorso si sposta su Josè Mourinho, tecnico dell’Inter: «Mourinho non lo giudico sulla comunicazione o sul rapporto che ha con i giornalisti fuori dal campo. Come persona e come allenatore è grandissimo: non ho mai sentito, in 10 anni, un calciatore criticarlo. Ha vinto e a me piace molto. Poi, il rapporto con la stampa è diverso, è un gioco tra tutti».
Quando Chiambretti lo prende in giro sulla sua lentezza in campo, ridendo dice: «Non avevo bisogno di correre molto perché c’era chi era pagato per correre molto, io dovevo segnare i gol e far vincere la gara, per questo non c’era bisogno che corressi molto. Mio padre mi ha insegnato una cosa quando ero piccolo, che il pallone corre più veloce di me e dunque è meglio far correre il pallone che correre io»
Chiusura sull’inno francese: «Non cantavo la Marsigliese.

Adoro la musica, adoro l’inno francese ma non le parole perché sono parole di guerra. Non andavo a fare la guerra, ma andavo a giocare a pallone... Per me il calcio è sempre stato un gioco e deve rimanere un gioco», la conclusione di Platini.

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