Cronaca locale

Da Mozart a Liszt, al piano l’americano Swann

In Conservatorio alle 21: il recital sostituisce quello preannunciato di Denis Matsuev

Piera Anna Franini

Il programma, almeno sulla carta, appare nel segno della tradizione. C’è del Liszt, Chopin, Franck. E un pizzico – leggasi: Sonata K. 533 - di Wolfang Amadeus Mozart, che è poi l’omaggio d’obbligo a una manciata di giorni dal festeggiatissimo compleanno: Mozart nasceva a Salisburgo, il 27 gennaio 1756. Ma il pianista Jeffrey Swann, oggi, alle 21, in Conservatorio su invito della Società dei Concerti, è un inguaribile anti-routinier e un comunicatore nato. Non è da escludere che, come ama fare, introduca i brani proposti con l’affabilità del conversatore nato e la competenza del musicologo-applicato capace di combinare un’ampia conoscenza teorica all’esperienza del musicista a contatto quotidiano con lo strumento. Swann fa parte dunque di quella cerchia di artisti sempre più consapevoli della necessità di far fronte a un pubblico in via di rarefazione e quindi bisognoso di continue sollecitazioni.
Un recital, il suo, combinato in un baleno, in sostituzione del preannunciato Denis Matsuev.
Swann è americano, dell’Arizona, classe 1951. Americani anche gli studi, fra i quali brillano quelli presso l’esclusiva Juilliard School. Ma fu l’Europa a lanciarlo con un primo premio al concorso Dino Ciani di Milano, al Queen Elizabeth di Bruxelles, Chopin di Varsavia, Vianna da Motta.
Il repertorio di Swann tocca i vari momenti della storia della letteratura pianistica, muove da Bach e sconfina nel Novecento di Boulez (del quale si ricorda l’incisione della Terza Sonata). Approccio open mind quello di Swann che spazia dall’integrale delle Sonate di Beethoven (il primo volume, per Arkadia/Agorá, è stato giudicato uno dei migliori dell’anno dal giornale Fanfare) alla prima mondiale la Seconda Sonata per pianoforte di Charles Wuorinen proposta al Kennedy Center.
Swann apre la serata con una Sonata, la K 633 di Mozart, nata per per soddisfare esigenze editoriali. A un Rondò preesistente vengono infatti aggiunti, a quattro anni di distanza, un Allegro e un Andante. Che per concezione grandiosa, sperimentazioni armoniche, lavorio interno di imitazioni risulta chiaramente che si tratta di un’opera di un Mozart della piena maturità. Imitazioni e riferimenti bachiani che si fanno letteralmente tema nel Preludio, Corale e Fuga di Franck, composizione di ampio respiro, tormentata da un cromatismo senza posa, chiaro omaggio a Wagner. Nata dalla filigrana di arpeggi (Preludio) e consegnata a un finale grandioso. Uso bachiano del contrappunto cui si rifà spesso Chopin e in particolare nella Terza Sonata, opera in programma stasera. Chiusura di recital con l’estasi mistica del Sonetto 123 del Petrarca ovviamente secondo la versione pianistica di Franz Liszt.

Relazioni fra pentagramma e letteratura che culminano nella Fantasia quasi Sonata Après Dante, sempre di Liszt.

Commenti