Mps, 400 milioni di profitti e stringe sui T-bond

IN CHIAROSCURO Pesano le perdite sui crediti ma il Core Tier 1 tornerà al 7,6%. Debole il titolo in Piazza Affari (-1%)

Mps, 400 milioni di profitti e stringe sui T-bond

Entro fine anno ci saranno 1,9 miliardi di Tremonti-bond nelle casse del Monte dei Paschi che, a differenza di Intesa Sanpaolo e Unicredit, userà la leva degli aiuti di Stato per risollevare il patrimonio verso la «zona di sicurezza». «Stiamo ultimando il negoziato del protocollo con il ministero dell’Economia e chiuderemo entro fine anno», ha precisato agli analisti il direttore generale Antonio Vigni dopo averli accompagnati tra le pieghe della trimestrale.
Nei primi nove mesi dell’anno l’utile netto del Monte si è fermato poco sopra quota 401 milioni, il 40% in meno rispetto allo stesso periodo del 2008. Colpa dell’impatto della recessione (le rettifiche sui crediti sono state un miliardo, in crescita del 61,8%) che ha frenato anche i conti di Unicredit, Intesa e Ubi, le altre big del credito nazionale.
Nel terzo trimestre gli «ingranaggi» di Mps si sono però rimessi in moto, spingendo i profitti a 69 milioni, oltre le attese degli analisti. E l’ultimo periodo si è mostrato vivace anche dal punto di vista commerciale: c’è stata «una accelerazione dei volumi di attività e di penetrazione del business», ha precisato Vigni aggiungendo che Rocca Salimbeni ha incrementato la quota di mercato in alcuni settori intercettando altri 18mila clienti. Tornano poi a salire il margine di interesse e le commissioni. Fredda però la reazione della Borsa, dove il titolo di Mps ha chiuso in calo dell’1% a un prezzo di 1,2 euro. Tornando ai nove mesi, il margine della gestione finanziaria e assicurativa è scesa del 7,4% a 4,34 miliardi, complice il peso delle perdite su crediti per oltre 1 miliardo e di costi operativi per 2,63 miliardi, comunque in calo dell’8,4% sull’anno precedente. Il risultato operativo si è così attestato a 635 milioni (-46% e -40,9% su base pro-forma). «Sfilando» il peso dell’avviamento di Antonveneta, strappata da Siena agli spagnoli del Santander in cambio di 9 miliardi prima dello scoppio della crisi dell’economia internazionale, i profitti avrebbero invece raggiunto quota 504,6 milioni.
Alla fine di settembre l’indice Core Tier 1 era pari al 6% ma una volta completato l’iter per gli aiuti di Stato la solidità patrimoniale risalirà al 7,6%: Siena sarà la quarta banca italiana ad aver puntato sui T-bond dopo Banco Popolare, Bipiemme e Creval (che sta completando la procedura). Sempre nell’ottica di rafforzare il proprio patrimonio, Rocca Salimbeni sta procedendo con il piano delle dismissioni. A partire dalle trattative per la vendita dei 135 sportelli imposta a suo tempo dall’Antitrust in cambio dell’acquisizione di Antonveneta.

Dopo più di un rinvio, la partita dovrebbe concludersi a metà dicembre: sarebbero rimaste in gara Intesa e l’inglese Barclays e si starebbe ragionando su un importo prossimo ai 4 milioni a sportello contro i 5 milioni riconosciuti dalla Popolare di Puglia e Basilicata.

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