Mps: l’Antitrust detta le condizioni per Antonveneta

Le dimissioni dell’ad innescano scommesse su un possibile delisting, poi escluso dalla controllante Generali. Le deleghe al presidente

da Milano

Via libera condizionato dell’Antitrust all’acquisto di Antonveneta da parte del Monte dei Paschi di Siena. Tra le condizioni, una novità assoluta: per la prima volta l’Autorità indica come incompatibili le cariche di consigliere in Mps e in altre banche concorrenti italiane. Inoltre, Mps dovrà cedere da 110 a 125 sportelli in 14 province italiane e sciogliere i legami nel settore assicurativo con Unipol e Allianz.
L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha deciso ieri di autorizzare l’operazione - come precisato con una nota - rendendo vincolanti gli impegni delle parti per eliminare le problematiche concorrenziali emerse nell’istruttoria. L’acquisto di Antonveneta permetterà alla banca presieduta da Giuseppe Mussari di creare il terzo gruppo creditizio italiano, con una rete di 3mila sportelli e oltre 6 milioni di clienti.
Banca Monte Paschi di Siena dovrà cedere 110-125 sportelli in tutte le province toscane, oltre che a Biella, Mantova, Vercelli e Perugia; la cessione interesserà soprattutto la Toscana, area ove l’Autorità ha ravvisato i maggiori problemi concorrenziali. La cessione dovrà avvenire attraverso procedure trasparenti e non discriminatorie, a uno o più terzi indipendenti non azionisti.
Banca Mps dovrà inoltre sciogliere e non rinnovare la joint venture con il gruppo Unipol operante attraverso Quadrifoglio Vita, e cedere l’intera partecipazione detenuta in Finsoe con conseguente scioglimento del relativo patto parasociale. La banca senese non dovrà poi rinnovare l’accordo di bancassicurazione, in scadenza il 31 luglio 2009, tra Banca Antonveneta e il gruppo Allianz, operante attraverso le joint venture Antoniana veneta popolare vita e Antoniana Veneto popolare assicurazioni.
A partire dalle prossime nomine, inoltre - e qui sta una decisione forte e innovativa -, non dovranno far parte del cda di Mps «soggetti che siano contemporaneamente membri del consiglio di amministrazione, di gestione o di sorveglianza di banche concorrenti, non facenti parte del gruppo Mps, che dispongano di licenza bancaria rilasciata dall’autorità di vigilanza italiana e siano attive nei mercati della raccolta bancaria in Italia». Questa misura appare idonea - spiega la nota - a evitare che la concentrazione determini o rafforzi legami già rilevanti, o che potrebbero venirsi a creare, tra gli operatori del settore, tali da compromettere in misura significativa le dinamiche competitive nei diversi mercati interessati.


Al di là del «principio», la conseguenza pratica è già certa: Romain Camille Zaleski, che già fa parte del consiglio di sorveglianza di Ubi - Unione di banche italiane -, non potrà entrare nell’organo di gestione di Mps anche se la sua Carlo Tassara possiede il 2,46% del gruppo senese. Dove gli altri azionisti sono: la Fondazione Mps (49%), Francesco Gaetano Caltagirone (4,7%), la compagnia francese Axa (2,52%), Unicoop Firenze (2,98%). Il resto è sul mercato.

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