Milano A fine aprile sarà cosa fatta la nuova squadra di comando di Monte dei Paschi. Le diplomazie sono al lavoro ma tutto lascia pensare che la Fondazione Mps e i grandi soci privati (Caltagirone e Unicoop Firenze) si presenteranno compatti. Scontata la conferma alla presidenza di Giuseppe Mussari, l’unica incognita è sui francesi di Axa, i potenti alleati assicurativi (forti del 4% del capitale) che potrebbero ottenere una delle dieci poltrone del consiglio di amministrazione. La decisione ultima spetterà all’assemblea del 29 aprile chiamata anche ad approvare il bilancio.
Poi l’attenzione si sposterà sul piano industriale: il piano triennale (la scadenza è il 2011) sarà aggiornato dal nuovo cda. Lo ha spiegato, ieri a Milano, il direttore generale Antonio Vigni: «La banca avrà un nuovo cda tra un mese o due, è naturale che quel cda rinnovi il piano industriale». Nel 2008 il Monte è in ogni caso «riuscito a realizzare buona parte degli obiettivi» prefissati, tanto che quest’anno il gruppo otterrà «una riduzione dei costi superiore alle previsioni. Erano l’1,9%, faremo di più», ha anticipato il banchiere confermando che le maglie del decreto anti-crisi porteranno a Siena un beneficio fiscale di 600 milioni, per un impatto di 40-50 punti base sul Core Tier1. Continuano a girare anche gli ingranaggi industriali di Mps che a gennaio ha visto gli impieghi «in crescita del 5%», ha proseguito Vigni senza però sbilanciarsi sulla politica dei dividendi: la decisione spetta al cda del 26 marzo; di recente la Fondazione Mps si è detta sfavorevole all’azzeramento della cedola. Quello atteso in primavera sarà il primo ritocco al piano dopo l’integrazione di Antonveneta, l’ex popolare padovana che Mussari ha rilevato dagli spagnoli del Santander per 9 miliardi. In cambio di Antonveneta, l’Antitrust ha imposto a Mps di cedere 150 sportelli e ha prorogato il termine della vendita di 4 mesi portandolo a metà settembre: «Stiamo andando avanti - ha detto Vigni -. Confermo che c’è più di un interesse e che ci stiamo lavorando». Dopo la prima scrematura erano rimaste in corsa Deutsche Bank e Barclays ma la profonda crisi in cui è caduto il credito internazionale costringerà Siena ad abbassare le pretese.
Monte Paschi (meno 0,5% il titolo in Borsa) ha infine confermato l’interesse per i «Tremonti-bond» anche se dipende dalle condizioni.
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