«Mucca pazza» non è finita In Spagna morte 2 persone

E le autorità prevedono nuove vittime. I veterinari italiani: «Nessun allarme, da noi carni sicure»

da Madrid

Il fantasma della variante umana della malattia di Creutzfeldt-Jakob, noto come il morbo della mucca pazza è tornato ad aleggiare sull'Europa. Ieri in Spagna, nella regione centrale della Castilla y León due persone di 41 e 50 anni sono morte dopo una lunga degenza in ospedale. Lo ha confermato il direttore sanitario della comunità autonoma, José Javier Castrodeza, specificando che i decessi sono avvenuti il 28 dicembre 2007 e lo scorso 7 febbraio. In particolare Castrodeza, per smorzare i toni allarmistici, ha sottolineato che il contagio risalirebbe a prima del 2001. Una conferma che arriva anche dal direttore del Centro nazionale sulle encefalopatie spongiformi trasmissibili, Juan Josè Badiola, che sostiene come non ci sia da allarmarsi «perché è molto probabile che le due vittime siano state contaminate almeno otto anni fa». Inoltre, sempre secondo Badiola «è possibile che nei prossimi mesi vengano individuati in Spagna altri casi di malattia della mucca pazza (visti i tempi lunghi di incubazione della malattia, ndr)». Anche il ministro dell'Agricoltura Elena Espinosa si è affrettata a buttare acqua sul fuoco, lanciando un messaggio di «totale tranquillità e garanzia della carne bovina in circolazione sul mercato spagnolo». La Espinosa ha specificato che sono quasi 15 anni che il ministero effettua severi controlli di qualità su ogni capo di bestiame allevato in Spagna o importato.
L’allarme stavolta non tocca l’Italia.

Il sistema dei controlli, secondo i veterinari e Confagricoltura, è severo, costante e affidabile: «I consumatori possono stare tranquilli perché dal 2000, in Italia come nel resto d’Europa, esistono misure di prevenzione e un’attività di sorveglianza su tutta la catena alimentare zootecnica che garantisce in maniera assoluta le carni dai rischi di Bse».

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