Le mucche svizzere dichiarano guerra ai turisti

Pochi giorni ancora e saremo nel pieno delle partenze per le vacanze estive.
Come al solito i posti più amati da chi ha la fortuna di potersi concedere ancora le bramate ferie, sono le località di mare, che abbondano nel nostro paese. Rimane però ancora una larga quota di amanti della montagna che, alla lotta feroce per trovare un angolo di sabbia dove arrostirsi come polli allo spiedo e alle discoteche delle notti infuocate di Rimini, preferisce il fresco delle faggete alpine e il rumore dei campanacci delle mucche al pascolo che ti svegliano la mattina presto.
Ancora una volta il nostro paese è straordinariamente generoso anche con la montagna, ma se si pensa all'ordine, alla pulizia, ai grandi prati alpini, alle casette con i vasi di fiori sulle finestre e soprattutto alle mucche brune che brucano lente e meditative negli alpeggi, viene in mente la Svizzera.
Le mucche non sono solo uno dei simboli della Svizzera, assieme a cioccolata, formaggio, orologi e banche. Nel paese delle mucche, i bovini sono all'incirca un milione e 700mila, più o meno uno ogni quattro abitanti. Vacche da latte, manze, vitelli di razza Simmental, Bruna alpina e Pezzata rossa rappresentano la metà dei quasi 8 miliardi di franchi di fatturato del settore primario svizzero. I contadini delle montagne svizzere sono ben sostenuti dal loro paese, non solo per l'importanza che ha l'economia alpestre, ma soprattutto per il turismo, notevole fonte d'introiti.
Pensate ora a un prato in alta quota, con una bella mandria di Bruno alpine che pascola tra fiori e farfalle, scuotendo il collo, di tanto in tanto, per allontanare la mosca che si posa sugli occhi.
Cosa c'è di più antidepressivo e maggiormente ansiolitico? Attenzione, perché anche questo quadro idilliaco potrebbe essere cambiato e non si capisce bene il perché. Fatto sta che le autorità elvetiche sono preoccupate per un inaspettato e repentino aumento dell'aggressività delle mucche svizzere nei confronti dei turisti con la passione del trekking.
Pochi giorni fa alcuni turisti si sono avvicinati a una mandria al pascolo, come probabilmente avevano fatto decine di altre volte. Sono stati caricati a testa bassa dai bovini, solitamente timidi e mansueti, ed è dovuto intervenire un elicottero della Forestale prima che, per due di loro, finisse molto male. Un paio di «mamme» avevano tutte le intenzioni di entrare a zoccolo teso su gambe e costato, con risultati facilmente prevedibili.
Si potrebbe pensare che il rischio maggiore venga dai tori e invece sono le vacche allattanti che probabilmente difendono i vitelli dall'invasione di quel predatore che ha gli occhi posizionati frontalmente e tende a guardare dritto davanti a sé, come sfidasse sempre tutti.
Già negli anni passati, i casi di «mucca pazza» e di «anaplasmosi» (una malattia trasmessa anche all'uomo dalle zecche) avevano messo in crisi più di un allevamento elvetico, ora ci manca solo che i turisti debbano fare i conti con una mucca.

Eppure è così e non fate tanto i furbi, perché una mucca che pascola arrabbiata sarà anche un po' fuori dalla nostra visuale consueta, ma se decide che siete un rompiscatole non è proprio il cagnolino di casa che ringhia perché gli avete sottratto l'osso.
In tal caso niente urla e niente corse. Fermi e guardate da un'altra parte, pensando di essere sulla spiaggia di Rimini.

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