Cronaca locale

Muffa e sbarre: a San Vittore gli agenti vivono da detenuti

Per toccare con mano lo stato in cui versano le carceri a Milano non bussate al portone di San Vittore. Qui potreste anche essere condotti al secondo raggio che, dignitosamente ristrutturato, fornisce ai detenuti celle che dispongono di servizi e docce in stanza. Non sarà un hotel a cinque stelle, ma sicuramente meglio delle sistemazioni che l'amministrazione carceraria offre ai propri agenti.
Sono un centinaio quelli che vivono stabilmente nello stabile di fronte a San Vittore, una caserma che il segretario regionale Uilpen Angelo Urso non ha esitato a paragonare in quanto a condizioni igieniche a «una favelas sudamericana».
«Mai avrei immaginato di trovarmi di fronte ad una situazione tanto vergognosa - racconta -. Abbiamo visitato le due caserme di San Vittore (interna ed esterna al carcere) dopo che erano giunte numerose lamentele. Parlare di favelas non è un eufemismo». Il rapporto sulla situazione in cui sono costretti a vivere gli agenti si è trasformato in un esposto che la Uilpen ha inoltrato alla Procura e alla Asl.
«Le pareti dei corridoi e delle stanze sono sporche e intrise di infiltrazioni che alimentano colonie di muffe» si legge nel rapporto. Di bagni in camera non se ne parla, tanto che «tutto il personale (all'interno di San Vittore) può disporre di soli tre bagni con tazze alla turca, di tre docce prive del piatto e di soli tre lavandini». «Le stanze sono tutte occupate e ospitano 2-3 persone ciascuna - spiega il segretario Uilpen -. Spesso si tratta di agenti che hanno lasciato la famiglia al sud e che con il solo stipendio non si possono certo permettere un appartamento a Milano. Così ci sono persone che in questi tuguri vivono anche sette-dieci anni». La situazione della caserma esterna a San Vittore «versa in condizioni ancora peggiori». «Gli ambienti sono insalubri e fatiscenti - scrivono nel rapporto -, le pareti sono sporche, i vetri di alcune finestre sono rotti, le infiltrazioni d'acqua sono diffuse. Alle finestre delle camere, ma sarebbe meglio dire celle perché tali sono rimaste (la caserma era stata ricavata da un'ala destinata ai detenuti in semilibertà) sono ancora apposte le sbarre, non hanno alcuna persiana o tapparella. Parlare di luoghi destinati al riposo o al recupero psico-fisico appare insensato».
Le dimensioni delle camere sono ridottissime: 8 metri quadrati che ospitano due agenti fissi più un terzo che nella stessa stanza dispone di un armadietto per cambiarsi. «Non ci si gira su se stessi, i parametri stabiliti dalla sicurezza sono pura fantascienza - spiega ancora Urso -. Per non parlare poi dei bagni che qui sono ancora peggiori che all'interno: due soli water e due docce delle quali una non funzionante ogni 50 agenti. È sempre sconveniente fare il confronto con i detenuti, ma possiamo assicurarvi che in alcuni raggi sono sistemati meglio loro che gli agenti di polizia penitenziaria».
E tuona contro l'amministrazione: "È un vero schifo di cui l'intera amministrazione dovrebbe sentire appieno la responsabilità.

Conosciamo le difficoltà della situazione economica, ma non si possono trattare gli agenti peggio dei carcerati».

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