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Mullah Dadullah, il più spietato capo talebano

Negli anni del regime religioso a lui spettavano i lavori sporchi Ma massacrò talmente tanta gente che il mullah Omar lo punì

Mullah Dadullah, il più spietato capo talebano

Una gamba l’ha persa su una mina all’inizio dell’avventura talebana e poi lo hanno dato morto tre volte, ma mullah Dadullah, la nuova stella del fondamentalismo afghano, appariva pochi giorni dopo sugli schermi di Al Jazeera. Il comandante più influente dei talebani, che accusa assurdamente Mastrogiacomo di essere una spia, purtroppo non va molto per il sottile con gli stranieri. Nel 2003 avrebbe ordinato via telefono satellitare l’esecuzione di Ricardo Munguia, uno svizzero con cittadinanza salvadoregna, che lavorava in Afghanistan come ingegnere. Incappato in un posto di blocco talebano è stato ritrovato con il corpo crivellato di colpi.
Dadullah dovrebbe avere quarant’anni ed è nato in un villaggio vicino a Kandahar, l’ex capitale spirituale dei talebani. Sodale di mullah Omar ha aderito al movimento talebano fin dall’inizio nel 1994. Combattendo nella zona di Herat, oggi sotto comando italiano, saltò su una mina e perse una gamba, ma non si diede per vinto. A Dadullah spettavano i lavori sporchi e durante un’offensiva contro gli sciiti hazara nella provincia di Bamyan, ne massacrò così tanti, che lo stesso mullah Omar lo punì mettendolo in ombra. Il talebano che non muore mai è tornato in auge con il crollo del regime, quando combattè strenuamente e alla fine riuscì a fuggire da una sacca nel nord del Paese.
La tribù dei Kakar, affiliata con il suo clan pashtun, lo ospitò nel sud Waziristan, una regione dell’area tribale pakistana al confine con l’Afghanistan. Oltre al nascondiglio sicuro, i confratelli pashtun fecero una considerevole colletta, gli comprarono un fuoristrada e Dadullah ricominciò a organizzare i nuovi talebani. Coraggioso e dallo spirito combattivo è diventato ben presto il comandante più in vista della shura, lo stato maggiore dei talebani, che guida la guerra santa contro la Nato. A differenza del passato ha capito l’importanza del proselitismo attraverso le nuove tecnologie. I mercatini della zona tribale e di Peshawar sono invasi da dvd, con filmati di ottimi fattura, che mostrano le gesta dei talebani. Barbone e turbante neri, Dadullah si fa vedere mentre arringa una schiera di aspiranti terroristi suicidi oppure ordina la decapitazione di una presunta spia. Quando annunciò che nel 2006 i kamikaze avrebbero fatto scorrere fiumi di sangue nessuno gli credette, ma a fine anno si sono contati 139 attacchi suicidi, un aumento incredibile rispetto al passato.
Responsabile del fronte sud, composto dalle province più calde, come Helmand, Kandahar e Uruzgan, Dadullah è stato trasformato dalla tv araba Al Jazeera in una star, che interviene in diretta via telefono satellitare. In Pakistan è stato condannato all’ergastolo per il mancato assassinio di un politico avverso ai talebani.

Americani e intelligence afghana gli danno la caccia, vivo o morto.

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