Multa a chi stende la biancheria dopo le 10

Ci aveva provato, a Genova, con successo, l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ai tempi del G8: «Via quelle mutande stese sulle facciate dei palazzi, non si può far vedere al mondo la biancheria intima via satellite. Adeguatevi». Ha funzionato bene per qualche giorno, poi tutto è tornato come prima. Ora ci riprova il Comune di Savona che ha deciso un drastico giro di vite, e lo ha messo nero su bianco, nel regolamento comunale, a tutela delle strade e delle piazze di pregio: niente panni al vento, dunque, dopo le 9 del mattino da marzo a ottobre, o dopo le 10 negli altri mesi dell’anno. Altrimenti, multa: da 25 a 500 euro. Nei primi giorni di applicazione le casalinghe del centro storico hanno sperimentato la flessibilità degli agenti della polizia municipale che, di fronte alla biancheria esibita con fin troppa disinvoltura, e per di più gocciolante, non hanno avuto remore a redarguire, ma senza sanzionare. Quanto possa durare l’indulgenza al posto di tolleranza-zero non è ancora dato sapere. Anche perché le lamentele raccolte e regolarmente verbalizzate dai vigili sono poche: hanno protestato solo alcune crocieriste di passaggio per denunciare lo stillicidio dannoso per la loro messa in piega.

Pare invece che nessuno si sia ancora lamentato dei piccioni che infestano i carruggi (e non solo): evidentemente, per qualcuno, l’acqua del bucato è pestifera, ma le deiezioni degli uccelli fanno tanto «colore locale» e si sopportano. E poi, a chi la danno la multa?

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