Massimo Restelli
da Milano
Il Consiglio di Stato ribalta la decisione del Tar del Lazio e costringe Telecom Italia a pagare una multa da 115 milioni. È lepilogo del lungo braccio di ferro ingaggiato dal gruppo telefonico con lAntitrust che nel novembre 2004 aveva contestato un abuso di posizione dominante nellutenza affari e nella gara Consip per la pubblica amministrazione. Allora si trattava di una sanzione da 152 milioni, la più elevata nella storia dellAuthority, che dopo il doppio passaggio nelle aule della giustizia amministrativa è stata però ridotta.
Telecom, che ha già accantonato lintero importo nel bilancio 2004 e quindi non avrà altre ripercussioni, non si sbilancia: «La sentenza è stata riformata solo in parte. Non abbiamo ancora visto le motivazioni», ha commentato lamministratore delegato Riccardo Ruggiero rimandando ogni valutazione a quando il quadro sarà più nitido: il Consiglio di Stato ha a disposizione 60 giorni per rendere pubbliche le proprie ragioni.
Lesito non ha però avuto grande eco in Piazza Affari dove Telecom ha ceduto lo 0,6% a quota 3,2 euro mentre lattenzione degli operatori rimaneva concentrata a monte della catena di controllo sul riassetto di Olimpia e sulla tenuta dei margini di un gruppo con un indebitamento stimato in 41 miliardi. Se la Borsa aspetta il bilancio 2005 (il Cda è in agenda martedì 7 marzo) e il successivo incontro di Marco Tronchetti Provera con la comunità finanziaria, nella giornata si sono susseguiti i commenti dei concorrenti e delle associazioni che avevano condiviso una delle ultime battaglie ingaggiate dallex presidente dellAntitrust, Giuseppe Tesauro, prima della nomina di Antonio Catricalà.
A partire dallamministratore delegato di Fastweb, Stefano Parisi, che ha espresso «soddisfazione nel vedere ristabilite condizioni di concorrenza sul mercato dellutenza affari» invitando Telecom ad accettare la sfida. Simile il tono dei legali che hanno difeso Albacom, Tiscali e Colt.
La multa è definitiva ma rimane da comprendere limpianto logico che ha indotto il Consiglio di Stato a ripristinare la decisione di Tesauro pur riducendone limpatto rispetto ai 152 milioni iniziali, 76 milioni per ciascuna delle due condotte censurate: le clausole «vessatorie» imposte alla clientela business e la non replicabilità dellofferta.
Dai primi esposti presentati nel giugno 2003 da alcuni concorrenti il percorso è stato accidentato complice la decisione di Telecom di contestare da subito listruttoria aperta dal garante della Concorrenza. Poi la maxi-sanzione decisa da Tesauro con il supporto di un documento di 126 pagine e il ricorso di Telecom al Tar.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.