PalermoÈ giallo sulla morte di un bambino di dieci anni. Alcuni giorni fa sarebbe stato vittima di un pestaggio durante una partita di calcio da parte di un ragazzo di sedici anni, suo vicino di casa. Ma al pronto soccorso di Bagheria, dove è stato portato dai genitori, i medici non si sarebbero accorti che il piccolo era stato picchiato. Ecco perché i familiari sospettano che dietro la sua morte ci possa essere anche un eventuale caso di malasanità.
Il bimbo si chiamava Umberto Amorello. Era molto più alto di un bambino della sua età, aveva carnagione chiara e capelli scuri, proprio come gli altri tre fratelli. Il prossimo anno scolastico avrebbe dovuto sedersi tra i banchi della quinta elementare di un istituto comprensivo di Bagheria, il centro alle porte di Palermo, dove la famiglia abitava da parecchi anni.
Il piccolo Umberto è spirato due giorni fa allospedale pediatrico «Di Cristina» di Palermo, dove diverse ore prima era stato accompagnato quando era già entrato in coma.
I familiari sono certi che il bambino è morto in seguito alle conseguenze provocate dalle botte. Perché, sostengono, che gli avrebbero provocato danni irreversibili ad alcuni organi vitali.
Il pubblico ministero Carlo Marzella, che coordina le indagini sul caso, ha già autorizzato lautopsia. Ma lesame eseguito ieri pomeriggio non avrebbe individuato lesioni interne compatibili con percosse. In particolare, i medici, che ha eseguito lautopsia allIstituto di medicina legale del Policlinico, non avrebbe riscontrato né ematomi cerebrali né rottura della milza o dei reni. Bisognerà comunque attendere la relazione che sarà consegnata alla Procura per conoscere le cause che hanno determinato il decesso del bambino.
Ma i familiari però non ci stanno. Il padre del piccolo Umberto, un barman di 41 anni, preme per sapere la verità al più presto. «È vero che mio figlio soffriva di asma da diversi anni, ma era sottoposto a numerose cure. Per me non ci sono dubbi: a provocare la sua morte sono state le botte».
Anche ieri i due genitori sono stati sentiti per diverse ore dal magistrato, al quale hanno raccontato gli ultimi giorni del bambino. Hanno detto che Umberto si era sentito male venerdì scorso, che aveva la gola arrossata e anche qualche linea di febbre. Avevano pensato a un attacco influenzale, niente di più. Tutto aveva lasciato ipotizzare a un malessere passeggero.
Ma col passare delle ore le condizioni di Umberto si era sempre più aggravate e allora i genitori avevano deciso di portarlo alla guardia medica di Bagheria. «Hanno detto che aveva la gola infiammata, gli hanno fatto uniniezione e lo hanno rimandato a casa. I medici non si sono accorti di nulla. Non hanno visto che era stato picchiato alla schiena e a un fianco», accusa lo zio. Due giorni dopo, però, la situazione precipita. Umberto viene portato allospedale. Quando arriva è già in coma. La situazione è disperata. I medici sospettano una broncopolmonite fulminante. Ma i genitori non sono daccordo.
È a questo punto che raccontano la storia di un pestaggio, che il bambino ha subito da parte di un un sedicenne che lo aveva preso di mira e lo picchiava tutte le volte che lo vedeva. Una storia della quale Umberto ha parlato con la sorella più grande. Ma i medici del pronto soccorso non avrebbero riscontrato alcun segno di ecchimosi. Adesso, lultima parola sul giallo spetta al magistrato.