Muore sotto il treno per salvare un cane randagio

Si sarebbe tentati di gettare lì una battuta, se la notizia non fosse talmente drammatica da smorzare qualsiasi velleità ironica sulle labbra. Di solito sono i cani che salvano persone a fare notizia, ma, in questo caso, è l’esatto contrario. E il fatto non andrebbe in pagina se non fosse per la tragedia che ha comportato uno dei gesti più nobili che l’uomo possa compiere, salvare un’altra vita, seguito però da conseguenze devastanti per una famiglia intera.
La vicenda si è consumata a Pradipozzo, frazione del comune di Portogruaro, sulla linea ferroviaria che collega la cittadina veneziana a Treviso. Poco dopo le 19 di domenica sera, Enrico Zoccolan, un giovane enologo di 38 anni, era uscito, assieme alla figlioletta di sette mesi, per una passeggiata. A poche centinaia di metri da casa Zoccolan abita la nonna della moglie di Enrico e la sua abitazione era frequente meta del giovane che vi si recava per fare incontrare la piccola e l’anziana. La moglie di Enrico aveva preferito rimanere a casa per preparare la cena. Secondo alcuni testimoni, il giovane, che teneva la figlioletta Chiara dentro un marsupio, pare abbia visto un cagnolino che forse conosceva bene, mentre si avvicinava a binari della locale linea ferroviaria. Il povero Enrico non ha avuto il tempo e la freddezza necessari per ragionare sul fatto che è quasi impossibile, per un cane o un gatto, finire sotto un treno, semplicemente perché il loro udito è talmente sensibile da udire il pericolo sferragliante quando ancora dista centinaia di metri. Mentre l’uomo subisce l’effetto doppler, quello per cui il treno si sente quando è vicinissimo e il suo rumore quasi scompare appena passato, il cane ne percepisce la presenza quando è ancora lontano unendo alle capacità uditive quelle di sentire le vibrazioni sul terreno. In ultimo, anche nel caso di parziale sordità del cane e anche sopraggiunga un treno ad alta velocità, rimane comunque sufficiente udito per captare un rumore di elevatissima intensità e rimane l’agilità di scartare, per tempo, evitando il convoglio. Personalmente in tanti anni ho assistito solo un cane colpito da un treno: si trattava di un beagle che inseguiva una lepre sui binari. In questi casi, in effetti i cani da caccia, possono mettere a repentaglio la propria vita, pur di non perdere la preda.
Il giovane dunque, visto il cagnolino che si avvicinava ai binari, lo ha rincorso non accorgendosi che stava per sopraggiungere il Portogruaro-Treviso in piena velocità, a 120 km orari. Il macchinista si è visto davanti improvvisamente l’uomo e, pur tentando una frenata rapida, non ha potuto evitarlo. Il giovane è morto sul colpo, ma il proprio corpo ha fato da scudo alla piccola Chiara che, trasportata in elisoccorso all’ospedale di Treviso è stata operata con successo e pare fuori pericolo, per quanto sia ancora in rianimazione.
Sarebbe troppo semplice accusare il povero neopapà di negligenza, per avere pensato al cane quando in braccio aveva la figlioletta. Il problema è che in questo caso, l’affetto per il proprio o altrui cagnolino, ritenuto in pericolo, ha prevalso sulla razionalità.

Esattamente come è capitato ancora che il proprietario di un cucciolo, caduto dal gommone, si sia buttato in acqua dimenticando di non saper nuotare. Se questi episodi non accadessero saremmo automi che vivono nel mondo oscuro e inquietante di Blade Runner.

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