Murolo ora vuol fare l’equilibrista: con Fini ma senza tradire Berlusconi

Murolo ora vuol fare l’equilibrista:  con Fini ma senza tradire Berlusconi

Con Fini, ma nel Pdl. E sostenendo Berlusconi. È un equilibrismo dialettico ciò che sembra voler tentare il consigliere comunale di Genova Giuseppe Murolo che ieri ha fatto sapere di aver aderito a «Generazione Italia». E se fino a qualche settimana fa l’ingresso nel movimento creato dal presidente della Camera per (sono parole sue) «metter un po’ di sale nel Pdl» poteva essere presa solo come un momento di riflessione interno al centrodestra, adesso con il duello Fini-Berlusconi in pieno svolgimento, potrebbe far pensare a una rottura. Invece Murolo, che rivendica un’autonomia interna al partito «perché non ci si può limitare a dire viva Berlusconi», non crede che la sua scelta cambierà il consenso da parte degli elettori che hanno sempre visto nel consigliere, prima di An e poi del Pdl, un baluardo delle lotte contro la giunta Vincenzi. «Tale associazione - spiega Murolo in una nota - della quale fanno già parte numerosi parlamentari, tra i quali il sottosegretario Adolfo Urso, è un “laboratorio di idee” volto a tutti coloro che vogliono migliorare “il fare politica” nell’ambito del centro-destra».
Quando gli si chiede se la scelta sia frutto di una delusione verso la politica del premier, Murolo si affretta a precisare che «no, no... Berlusconi non mi ha deluso perché ha dato voce alla grande maggioranza degli italiani che cercavano un programma politico di centro destra». E allora? Un passaggio in questo momento dà un segnale di dissenso forte contro il governo, e in più c’è la storia della casa di Montecarlo che no giova a Fini, cosa ne penserà l’elettorato? «Rimango con i miei valori di centrodestra, sento di avere l’appoggio di chi mi ha sostenuto in campagna elettorale - dice - ma credo che nel Pdl debba esistere una pluralità di pensiero. Credo che si debba intercettare quell’elettorato che nel Pdl sente una situazione di crisi».

Poi però Murolo continua: «il problema non è Berlusconi, ma chi estremizza il suo pensiero, volendo essere più realista del re. Sono i cortigiani di periferia quelli che vanno sui giornali a parlare di crisi interne al partito». Chi ha orecchi per intendere intenda.

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