È unestate da record per i musei di Roma, che beneficiano forse di una città più affollata causa crisi. Secondi i dati diffusi ieri da «Zètema Progetto Cultura» sul sistema museale capitolino, la migliore performance è quella dei Musei Capitolini che, tra giugno e luglio, hanno registrato quasi 20mila visitatori in più rispetto allo scorso anno: dal 1° giugno al 3 agosto i visitatori sono stati 87.149, contro i 66.715 dello stesso periodo dello scorso anno. Segno positivo anche per lAra Pacis, contestata da un punto di vista estetico e architettonico, ma indubbiamente di gran successo come museo: nei 64 giorni presi in considerazione la «teca» di Richard Meier ha accolto 23.804 persone mentre lo scorso anno erano state 22.146; al contrario, un leggero calo è stato registrato ai Mercati di Traiano che questanno hanno avuto 15.984 entrate, invece delle 17.164 di giugno e luglio del 2008. In totale, gallerie e monumenti hanno avuto 164.269 presenze dal 1° giugno al 3 agosto, rispetto alle 161.089 dello stesso periodo del 2008.
Soddisfatto il soprintendente ai Beni Culturali del Comune di Roma Umberto Broccoli, che considera «evidente il considerevole incremento delle presenze in un momento di generalizzata e notevole flessione del turismo. Sono dati che premiano limpegno dellamministrazione comunale sulla cultura da considerarsi sempre meno un ramo improduttivo ma, al contrario, una risorsa per la capitale e per il paese».
Allarga il discorso Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura del Comune di Roma, secondo il quale è tutto il progetto culturale della giunta Alemanno a funzionare, malgrado la rinuncia a certe spettacolarizzazioni tipiche dellamministrazione precedente. «Dallanimazione di Natale alla notte dei musei fino al nuovo circuito culturale Roma in scena, creato addirittura con una delibera di Consiglio ideata e realizzata in commissione Cultura con il sostegno di Zètema - spiega Mollicone - la giunta Alemanno ha messo al centro del sistema culturale i musei e i luoghi ipogei e archeologici di Roma. Questi, non più solo intesi come contenitori, ma come luoghi dove rendere protagonisti compagnie teatrali e musicali, fino ad oggi ostracizzate dai circuiti ufficiali, molti dei quali, purtroppo, ancora in mano ai funzionari del minculpop veltroniano, ossessionati dai dettami marxisti per cui sono convinti di dover educare le masse alla cultura con la C maiuscola, intrisa di uno sperimentalismo ormai datato, che mortifica i classici, quando addirittura non li oblitera dai cartelloni». «Al contrario, nuovi circuiti ricorrenti come Roma in scena sono un modello da seguire sia dal punto di vista della partecipazione che dei contenuti - prosegue Mollicone -. Molti classici, infatti, sono stati rappresentati nei musei insieme a nuovi testi. E inoltre perché tali modelli dimostrano cosa possa fare una commissione Cultura: essere un laboratorio per la città e non solo per una parte politica».
E i numeri potranno essere migliorati in questi giorni.
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