Museo all’Arengario Il cantiere non parte per colpa di un trasloco

Marta Bravi

Ma come? Viene da chiedersi passando davanti all’Arengario in piazza Duomo, cosa succede? Le finestre ai piani alti sono illuminate e non c’è nessuna traccia di ponteggi, cantieri o lavori. Nessun operaio in vista. Eppure i lavori per il Museo del Novecento, che dovrebbe essere ospitato proprio all’Arengario, dovevano partire il 15 settembre. «Questa è Milano in tutto il suo splendore - commenta sconsolato l’architetto Italo Rota, che ha firmato il progetto del Museo del Novecento - la scadenza doveva essere il 15 settembre, poi si è parlato del 30, poi fine ottobre, siamo al 7 novembre e ancora non siamo partiti». Alla faccia della tanto declamata efficienza meneghina...
L’inizio dei lavori, infatti, è vincolato al trasloco degli uffici della Azienda di Promozione Turistica che hanno sede proprio in piazza del Duomo. Per questo è stato ristrutturato l’ex albergo diurno Cobianchi tra via Silvio Pellico e via Cattaneo, a un passo del Duomo. Il restauro conservativo, che ha riportato agli antichi splendori gli arredi originali in stile liberty, per un costo complessivo di 4 milioni e 800mila euro, è stato ultimato e inaugurato dalle autorità cittadine l’11 maggio 2006, con tanto di targa d’oro. E niente di quello che serve in un ufficio. Dopo le elezioni il passaggio di consegne tra gli assessori: «Il Cobianchi è stato inaugurato è tutto a posto mi hanno detto - dice l’assessore al marketing Urbano, Massimilano Orsatti - e invece mancavano le prese, il cablaggio per Internet, e i mobili. Trattandosi di mobili per un ufficio pubblico abbiamo dovuto fare l’appalto, aggiudicare la gara e comprare i mobili. Stiamo aspettando che gli consegnino. Ecco il perchè del ritardo. D’accordo con la Provincia (il personale dell’Apt dipende dalla provincia) e con la Camera di Commercio, partner del progetto, il termine per l’apertura del nuovo ufficio Apt è stato fissato per 15 novembre». In realtà i 20 dipendenti dell’Apt sono stati smistati in due uffici diversi: 12 persone andranno al back office in via Dogana, dove tutto è pronto, mentre le altre 8 andranno al front office all’ex Cobianchi.
«Sono cose che si commentano da sè - ripete l’architetto Rota - sono molto dispiaciuto per i milanesi, perchè spiù tardi comiciano i lavori più tardi finiscono, chiaramente.

In gioco c’è la più importante collezione del futurismo che i milanesi dopo anni di attesa, ancora non possono ammirare». La speranza di tutti è che il Museo possa essere pronto per il 2009 anno delle grandi celebrazioni del Futurismo per il centenario della pubblicazione del Manifesto Futurista di Filippo Tommaso Marinetti.

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