
C'è un momento, diciamo dopo il quinto pezzo Il comico (sai che risate), nel quale Cesare Cremonini mette a fuoco il proprio concerto. Le canzoni prima erano il biglietto da visita, qui a San Siro per il vero debutto di un tour negli stadi tutto esaurito, con le canzoni coordinate, i punti di riferimento del suo orizzonte. L'iniziale Cercando Camilla (la sorpresa), poi Alaska baby (titolo dell'ultimo disco), Dicono di me (la percezione esterna) e PadreMadre (gli ancoraggi emotivi). Poi il cuore di Cremonini si apre, meglio: si mostra. La ragazza del futuro. Ora che non ho più te. La nuova stella di Broadway. Il palco è potente ed essenziale, creato con NorthHouse e GiòForma, proiezione essenziale e immaginifica di Alaska Baby, l'ultimo disco, autentico diario emotivo di un viaggio fino al Circolo Polare Artico nel quale, in mezzo al silenzio e nel gelo delle comunicazioni, questo bolognese quarantacinquenne ha ritrovato il fuoco narrativo, l'ispirazione nascosta dopo anni, dicesi venticinque, di carriera, sogni, dischi, separazioni, tour, tormenti interiori. «Vedremo l'intero palcoscenico diventare di ghiaccio», aveva detto lui l'altro giorno parlando di uno spettacolo che alla fine è una aurora boreale sull'orizzonte del nostro pop stantio, una sorta di spettacolo naturale e tecnologico che scintilla dal contrasto tra le particelle dell'ispirazione e l'energia di uno stadio tutto esaurito (come del resto tutti gli stadi di questo tour).
Sono ventisette i brani del concerto, una scaletta che sacrifica un capolavoro (Possibili scenari) alla luce di una scelta coraggiosa, come coraggioso è stato il cammino finora di Cremonini: «Voglio suonare otto canzoni nuove dell'ultimo disco», aveva detto rimanendo coerente alla sua missione: la musica innanzitutto. Non ci sono molte concessioni allo spettacolare «piacionismo» sempre più obbligatorio nei grandi eventi. C'è musica. Non ci sono slogan. Anche se il concerto utilizza tecnologie predettive che garantiscono una copertura uniforme del suono (negli stadi il problema è sempre l'equilibrio tra voce e strumenti), Cremonini gioca come se fosse in un piccolo club e suona persino la fisarmonica: «Ho conosciuto il mio maestro Salvatore per caso tra anni fa a Maratea in un locale: ha suonato la mia Vorrei e lì ho imbracciato la fisarmonica per la prima volta, poi ho preso lezioni, ma solo una tantum». Mentre canta Buon viaggio e Lost in the weekend (con un basso che fa tremare San Siro), Cremonini è l'intrattenitore. Con Ragazze facili è bon vivant. In Aurore boreali, subito dopo Grey Goose, è il Cesare2025, uno che mette la musica al centro, ne parla sempre, ne è quasi ossessionato e si stacca dalla moltitudine che affida alla tecnologia la panacea dei propri concerti. «Suoniamo dal vivo anche l'elettronica», aveva garantito lui quasi a scacciare ogni sospetto di pastette digitali ben sapendo che sale sul palco sempre con la stessa band da quasi vent'anni. Anche per arrivare a questo giro, lui ha seguito la stessa preparazione di sempre: «No social, no zuccheri, no alcol». E si vede.
Dopo anni sui grandi palcoscenici (questo è largo 65 metri), ha trovato la misura giusta tra intrattenimento e racconto. «Non ho mai avuto artisti ospiti nei miei concerti» riassume quasi giustificando che stavolta ne ha voluto due. La prima è Elisa, nel remix di Nonostante tutto attualmente in radio. E il secondo è Luca Carboni, poco dopo in San Luca, una presenza importante e, anche questo, un legame amicale profondo e duraturo. All'ultima data di Roma il 18 luglio ci sarà molto probabilmente anche Jovanotti: «Chiudere il tour con Lorenzo e Luca sarà spettacolare». Ma è soprattutto spettacolare assistere oggi a un concerto che non è uno show, a due ore e mezza di musica che sono focalizzate solo sulle note e sui testi, senza derapare nel gossip o negli appelli politici, senza fare altro che portare in scena il proprio repertorio. «Attenzione, io ho ancora fame, sono ancora affamato» diceva lui aggiungendo che «ho tante idee, mi piace molto collaborare con altri artisti, specialmente in questo periodo».
E forse, qui a San Siro, si è vista l'alba del nuovo Cremonini. Dall'artista che è «andato in tv solo una volta in 14 anni», a quello che si apre allo scambio con altre ispirazioni. Comunque sia, un'aurora boreale nel pop italiano.