Antonio Lodetti
Giovanni Allevi, lHarry Potter del pianoforte, al Conservatorio gioca in casa; si è diplomato in pianoforte a quello di Perugia e in composizione a quello di Milano, ma il suo ritorno, domani sera, nella Sala Verdi (per la rassegna «Altri suoni») ha un sapore del tutto diverso. «È il mio concerto più importante dopo quelli americani - sottolinea Allevi -; segna il mio ritorno allAccademia da cui sono fuggito per trovare il successo coniugando classica e pop-rock». È vero che con Altri suoni il Conservatorio apre al rock, ma è unapertura epidermica. Rock e classica restano due mondi che non dialogano. Sono lieto di entrare con sonorità nuove nel tempio più rigoroso della musica».
È la prima volta che definisce pop le sue minicomposizioni per pianoforte.
«I miei brani nascono dalla musica colta che si avvicina al sentire comune; sono composizioni che nascono colte e non hanno paura di essere popolari. La musica classica è sempre stata pop, nel senso che è sempre stata vicina alla gente. Poi nel 900 si è arroccata in una torre davorio, sempre più complicata nello svolgimento e sempre più sterile. Io suono musica classica semplice ma non di facile ascolto: la semplicità è la complessità risolta».
Ovvero?
«La mia ricerca è basata sulla semplicità. Prima di comporre, vado in metropolitana, guardo la gente e cerco di immaginare con quali suoni si possa identificare o riconoscere. Ho trovato il successo ma amo volare basso. Un giorno, ero seduto alla Darsena del Naviglio, e ho visto un gabbiano volare al pelo dellacqua. Ho pensato: se non avesse volato così basso non lavrei neppure visto. Così devessere la musica: deve arrivare dal basso e entrare nellanima».
Si potrebbe obiettare che sia un bellalibi per suonare cose alla portata di tutti.
«Non ha mai pensato alla fama, ai soldi. Credo nella mia musica, è lespressione di me stesso, e ritengo che sfidare il pubblico con concerti e dischi di solo piano sia un impresa temeraria».
Però è andata bene. Primo artista italiano al Blue Note di New York, testimonial del piano Bosendorfer dopo List e Oscar Peterson, il brano Come sei veramente colonna sonora di uno spot tv...
«Questi sono effetti piacevolissimi ma imprevedibili che io non riesco a controllare. Non posso prevedere gli effetti che produrrà la mia musica».
Il successo cambia?
«Dà soddisfazione raccogliere ciò che si ha seminato. Se penso che dieci anni fa, ad un mio concerto a Napoli, cerano cinque persone, oggi non posso che essere felice».
Di un pianista come Ludovico Einaudi cosa pensa?
«Gli sono grato perché ha riportato lattenzione di tutti sul pianoforte, ma siamo molto differenti, lui nasce dal minimalismo».
Quale pianista le piace in particolare?
«Ho rivalutato Keith Emerson.
Progetti?
«Sto preparando il tour italiano. il 15 maggio suonerò ancora a New York e poi in un villaggio indiano lì vicino, Wathchung, dove è nato il mio primo fan club».
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