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Dopo la Boheme "rossa" arriva la purga: così hanno silurato il maestro Veronesi

La direzione della Boheme bendato per non vedere l'opera di Puccini in scena in versione rossa con i pugni chiusi e poi il licenziamento: così è stato allontanato il maestro Veronesi

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È giunta al capolinea la collaborazione tra il direttore d'orchestra Alberto Veronesi e il festival Pucciniano di Torre del Lago, in provincia di Lucca, un appuntamento ormai tradizionale per celebrare il maestro Puccini, originario di queste zone. Tutto è iniziato quando il maestro Veronesi ha espresso la sua obiezione sull'allestimento della Boheme del regista francese Christophe Gayral e dello scenografo Christophe Ouvrad, che hanno ambientato le vicende di Rodolfo e Mimì non nella Parigi di fine '800, come le aveva pensate l'autore, ma in quella del Maggio sessantottino, con l'eroina tisica in minigonna.

Di fatto, come ha spiegato lo stesso direttore d'orchestra, vengono attribuiti a Puccini "valori, ambienti ed emozioni diversi da quelli che lui intendeva evocare". Per questa ragione, come segno di protesta pacifica, il maestro ha diretto la replica bendato, anche come rimostranza dopo che gli è stata rifiutata la richiesta di una Boheme "rispettosa delle emozioni e del messaggio di Puccini, accettando senza problemi la trasposizione nel tempo ma non quella di valori e ideali". Nell'opera ideata, immaginata, composta e realizzata dal Maestro, infatti, i personaggi "non sono dei contestatori comunisti, la loro forza sta nell'esprimere sentimenti, stati d'animo e pensieri che sono di tutti noi. In questo spettacolo invece si caratterizza solo una parte dell'umanità". In ottemperanza agli "impegni contrattuali" nel rispetto del pubblico e della messa in scena, Veronesi non si è tirato indietro dai suoi incarichi, visto che sarebbe comunque stato tardi per trovare un sostituto. Inoltre, come ha spiegato successivamente lo stesso direttore, "non c'è scritto da nessuna parte che non potessi dirigere bendato, quindi ho preso questa decisione".

La protesta di Veronesi ha fatto il giro del mondo e in breve tempo si è arrivati al suo licenziamento, che ufficialmente non poteva avvenire per quella benda sugli occhi e per le sue critiche dell'allestimento. Subito dopo la direzione della Boheme, che ha aperto il festival Pucciniano, la Fondazione che lo organizza si era espressa condannando il gesto del direttore, e riservandosi "di adottare ogni iniziativa a tutela del proprio pubblico, dei propri lavoratori e per evitare a Veronesi il disagio di dirigere le prossime rappresentazioni". Il presidente della Fondazione del Pucciniano, Luigi Ficacci, come riportato dalla stampa, quest'oggi ha spiegato che "per togliere il maestro Veronesi dall'imbarazzo di dirigere un'opera che non riconosce e togliere dall'imbarazzo anche orchestrali e artisti abbiamo deciso di revocare allo stesso Veronesi la direzione".

Veronesi, che per anni è stato direttore artistico, presidente e direttore musicale del Festival ha dichiarato tramite stampa che la lettera di licenziamento che gli è stata fatta avere da Ficacci ha ufficialmente la "giustificazione ridicola che sarei arrivato in ritardo". Quindi, prosegue Veronesi, "ha boicottato il concerto di inaugurazione delle celebrazioni pucciniane dell'11 luglio a Lucca perché era prevista l'esecuzione dell'Inno a Roma, opera scritta da Puccini, mentre ha organizzato una Bohème dove i protagonisti fanno il pugno chiuso per tutta l'opera, questi non scritti da Puccini. E chi non si allinea, chi vuole proteggere Puccini, chi contesta le strumentalizzazioni come il sottoscritto, viene licenziato".

Al direttore Veronesi è arrivata la solidarietà di Fratelli d'Italia: "Tutta la nostra solidarietà al maestro Alberto Veronesi, messo sotto accusa e a cui alla fine è stato fatto il recesso dal contratto di direttore d'orchestra... Per aver difeso Puccini".

Così in una nota Alessandro Amorese, capogruppo Fdi in Commissione Cultura alla Camera dei Deputati e Vittorio Fantozzi, vice capogruppo Fdi in Consiglio regionale della Toscana, che ricordano come il regista di questo allestimento, Christophe Gayral, che ha ambientato la Boheme nel 68 parigino, "in una successiva intervista chiarisce che questa rilettura sarebbe anche un modo di rispondere alle macerie culturali lasciate dal berlusconismo".

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