Bowie l’alchimista e le formule magiche degli ultimi dischi (ora in cofanetto)

Esce la raccolta di tutti gli album da "Heathen" all’addio di "Blackstar"

Bowie l’alchimista e le formule magiche degli ultimi dischi (ora in cofanetto)

Il prossimo 12 settembre sarà un momento di festa per i fan di David Bowie. Arriva infatti il sesto cofanetto dedicato all'opera omnia dell'artista morto il 10 gennaio 2016. David Bowie 6. I Can't Give Everything Away (2002-2016) racconta l'ultimo, intenso capitolo della carriera di Bowie. Dal ritorno introspettivo di Heathen, con i suoi temi di fede e mortalità, fino all'estremo saluto di Blackstar, l'antologia ripercorre quattordici anni di musica in continua trasformazione. Accanto agli album in studio e dal vivo, spiccano due esclusive: il concerto al Montreux Jazz Festival 2002, dove Bowie affronta quasi per intero Low, e la raccolta Re: Call 6, con rarità, versioni alternative e brani mai apparsi prima. Completa il set un libro di 84 pagine con foto, appunti e disegni inediti, che restituiscono la visione di un artista che fino all'ultimo ha indagato il mistero dell'esistenza con forza e grazia.

Heathen (2002) segna per Bowie un ritorno a sonorità più classiche dopo gli anni '90, ma soprattutto è un album intriso di riflessione spirituale ed esistenziale. Il titolo («pagano», «infedele») allude alla condizione di chi si non ha certezze religiose, lasciato solo di fronte al vuoto o a un Dio silenzioso. Nei testi emergono fede, perdita, morte e ricerca. La copertina espande il significato in direzione esoterica: Bowie con gli occhi chiusi appare come un santo o un medium, simbolo di cecità spirituale ma anche di visione interiore. Alcuni dettagli grafici dell'artwork rimandano alla numerologia mentre l'atteggiamento passivo richiama l'uomo contemporaneo sospeso tra dubbio e trascendenza. Bowie disse che Heathen era un disco «sul vuoto che resta quando la fede scompare», e che i brani erano attraversati dall'idea di un'umanità «senza risposte, ma incapace di smettere di cercarle». Un'opera di meditazione sul sacro e sul mistero dell'esistenza. Un'opera che, al pari delle seguenti, rifletteva sulla mortalità e infine la accettava, proiettandola però sullo sfondo dello gnosticismo e nell'esoterismo così tipici di Bowie.

Nel disco conclusivo, Blackstar, l'alchimista getta la maschera, sebbene Bowie non abbia mai fatto mistero delle sue occulte credenze.

Si parte dal satanista Aleister Crowley, che coniò la frase: «Ogni uomo e ogni donna sono una stella». Fondamentale per capire cosa stiamo ascoltando, ma anche cosa stiamo guardando nel ricchissimo artwork e nei video di Blackstar e Lazarus, è il libro Bowie di Steve Schapiro. Il fotografo accompagnò Bowie sul set dell'Uomo che cadde sulla Terra e realizzò anche una serie di scatti, nel 1975, diventati leggendari. Bowie, nello stesso costume che indosserà quarant'anni dopo nel video di Lazarus, traccia diagrammi sulla parete e sul pavimento di una stanza disadorna. In altri scatti, prosegue il lavoro su una agenda, come riflettesse all'infinito sullo stessa tema. Quale? Si intravede l'Albero della Vita, il modo in cui i cabalisti ebraici descrivevano il rapporto tra sopra e sotto, divino e umano, terreno e ultraterreno. Un grande Albero, lungo il quale c'è una serie di tappe che l'iniziato deve conoscere e percorrere. La cabala è l'insieme degli insegnamenti esoterici propri dell'ebraismo rabbinico, emerso in Europa nel XII-XIII secolo ma appartenente a un'epoca anteriore. Bowie probabilmente l'aveva conosciuta attraverso le opere di Éliphas Lévi (1810-1875), esoterista che riteneva fondamentale (ne consigliò la lettura).

Una delle fotografie di Shapiro sarà utilizzata come retro della copertina di Station to Station, e la canzone omonima racconta proprio il passaggio da una stazione all'altra dell'Albero, in particolare il magical movement che conduce da Keter a Malkuth.

Keter e Malkuth sono la prima e l'ultima tappa dell'Albero. Keter è spirito puro, emanazione diretta di Dio, Malkuth è il mondo della materia. Alla nascita l'uomo precipita nel regno di Malkuth e la vita non è altro che purificazione per tornare, al momento della morte, a Keter. La cabala, fondamento di tutte le arti occulte, combina esperienze diverse. Lo studio degli attributi divini di parole e numeri per ascendere nella spiritualità. C'è poi l'aspetto fisico, la cabala estatica, che prevede esercizi di respirazione, movimenti e anche il canto rituale. Le visioni creano inedite associazioni di simboli, che il cabalista trascrive con un metodo senza filtri simile alla scrittura automatica dei surrealisti o al cut up di William Burroughs, metodo che Bowie utilizzerà sistematicamente. Gli antichi cabalisti credevano che il trattato della Cabala aiutasse a invocare il potere divino dell'universo per scatenarlo contro i demoni. I cabalisti moderni credono che il trattato spieghi come connettere il proprio spirito al potere divino dell'universo. Il cabalista è un viaggiatore: muovendosi sul cosiddetto piano astrale, si muove tra lo spirito e le stelle, tra il mondo interiore e la realtà oggettiva. È uno Starman. Non è un caso che Bowie recuperi le immagini del 1975 nel suo congedo dal mondo materiale. In Lazarus, l'uomo caduto dalle stelle risolve il mistero della vita, interrogandosi nuovamente sull'Albero, e si prepara dunque a diventare spirito, secondo i passaggi stabiliti dall'alchimia. Sarà un Sol Niger, il Sole nero, una Blackstar dunque, la stella nera che emette luce bianca, un simbolo di rinascita in senso spirituale, anche attraverso il lutto e la rovina della materia, una fonte di energia nascosta, un matrimonio mistico tra Yin e Yang, bianco e nero, Sole e Luna, gli aspetti in apparente contrasto della nostra vita e del mondo. Una edizione ultra-limitata di Blackstar conteneva tre litografie alla base delle quali compaiono formule chimiche di vari stadi della fusione nucleare che conducono alla formazione di una stella.

La Blackstar ha la forma del pentacolo, esprime il dominio dello spirito sugli elementi. Armato di questo segno, l'iniziato può vedere l'infinito «attraverso la facoltà che si chiama occhio dell'anima». Esatto, quello di Heathen.

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