Gabry Ponte: stasera canto “Tutta l'Italia” per la prima volta dal vivo

Il dj gareggia per San Marino, ma “tifo anche per Lucio Corsi e il mio Paese”

Gabry Ponte: stasera canto “Tutta l'Italia” per la prima volta dal vivo
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Stasera tutta l’Italia canterà “Tutta l’Italia”, il brano di Gabry Ponte in competizione all’Eurovision Song Contest che, però, gareggia per San Marino. Diretta su Raidue, a partire dalle 21 per la prima semi-finale (la seconda giovedì): Gabry, uno dei dj e producer più famosi al mondo, sarà alla consolle, cantano Andrea Bonomo e Edwin Roberts mascherati, undicesimi in ordine di apparizione. Il brano, uno sguardo affettuoso e irriverente del nostro arruffato paese, entra nel cervello con il suo ritornello travolgente e ha già fatto 15 milioni di streaming.

Dunque Gabry, come stai vivendo questa folle esperienza a Basilea?

“È uno nuovo show incredibile. Bisogna fare tantissimo lavoro prima perché sul palco è tutto calibrato alla perfezione. C’è un’atmosfera molto positiva, sembra di essere in famiglia e di conoscerci già da sempre, siamo in una competizione, ma con spirito di squadra”.

Stasera canta Lucio Corsi (non in gara, va direttamente alla finale di sabato), ma gli italiani potranno votare per te che rappresenti San Marino. Sembrerai tu il simbolo dell’Italia. Non è un po’ strano? Non crea confusione?

“Ma, alla fine, San Marino sta nel territorio italiano e con la piccola repubblica condividiamo storia, arte e cultura, e questo “make sense”. L’italia, per regolamento, non potrà votare l’italia ma ci sarà, alla fine, molta Italia in questa Eurovision. E io faccio il tifo per Lucio e per l’Italia”.

Tu di mestiere fai il dj, quindi non canti sul palco, ma non puoi mettere neanche le basi del brano alla consolle perché il regolamento impone musica registrata. Quindi che fai?

“Suonare per un dj è una parola larga, di solito io mixo le canzoni nei dj set in tempo reale. Qui non si può fare, non ci sono deroghe, perché tutto è calibrato al secondo. Quindi ho deciso di cantare il ritornello della canzone insieme agli altri ragazzi con cui abbiamo scritto il brano. Insomma faccio una cosa, cantare dal vivo, che solitamente non faccio perché ho scelto un altro mestiere”.

La canzone è diventata un tormentone fenomenale, il passaggio a San Marino è stata una geniale operazione di marketing.

“Giuro che non è stata pianificata. L’avevamo pensata ancora prima di Sanremo come una sorta di inno da ballare allo stadio di San Siro, poi Carlo Conti l’ha voluta come sigla di Sanremo. E, visto il successo, in effetti mi sembrava un peccato non poterla portare all’Eurovision: pochi giorni dopo è arrivata la chiamata da San Marino e mi son detto che si erano allineati i pianeti”.

Però c’è chi ha pensato a un sano opportunismo da parte di San Marino…

“Ma non credo, tutti i paesi piccoli si rivolgono ai cantanti di altre nazionalità perché altrimenti sarebbe troppo limitante”.

Altri, invece, l’hanno bollato come inno sovranista…

“Ma no, è soltanto musica che vuole veicolare divertimento, spensieratezza, ballo. La chiave fondamentale è l’ironia, citiamo diversi stereotipi dell’Italia, aspetti più leggeri e più grotteschi, più bui e più brillanti. La figura di Craxi (nel testo “beato santissimo Craxi”) è solo un’immagine della nostra storia, ma non è uno schieramento politico”.

Speri di passare alla finale di sabato?

“Ci spero, certo, come sempre quando si partecipa a una gara, però non ne sono ossessionato . Spero di fare la miglior performance possibile”.

Hai conosciuto Lucio Corsi? Pensi che rappresenti l’Italia più il suo brano o il tuo?

“Entrambi la rappresentano in maniera diversa: il mio vuol dare il senso del potere della musica che può unire la gente, il suo pezzo porta l'aspetto del cantautorato italiano. Io l’adoro, è molto forte. Ci siamo incontrati nel backstage: Lucio è una persona dolcissima, molto tranquilla, spero che si piazzi in una bella posizione e porti in alto i colori dell’Italia”.

Invece “Espresso macchiato” di Tommy Cash rappresenta in qualche modo il nostro paese?

“In effetti non lo so. La sua è una canzone molto orecchiabile. Lui è più che altro un content creator, fa testi molti particolari e provocatori, è bravo in quello”.

A Basilea ci sono state proteste contro la cantante israeliana dei manifestanti pro Gaza. Le hai viste? Che ne pensi?

“Siamo chiusi qui dentro da giorni e non ho visto nulla”.

Da Sanremo a San Marino, da Basilea a San Siro: il concerto del 28 giugno allo stadio di Milano è sold out. Per te un momento pazzesco…

“Sì, un anno incredibile.

E a giugno (il 3) uscirà il mio libro “Dance and Love” dove racconto come è iniziata la mia carriera, da quando avevo avevo 11 anni e mi sono innamorato della musica elettronica fino agli Eiffel 65 e a tutto il resto. Se qualcuno, trent’anni fa, quando mettevano la mia consolle in un angolo buio dei concerti, mi avesse detto che avrei riempito uno stadio mi sarei fatto una risata”.

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